giovedì 30 giugno 2016

Lettera alla semplicità

Colgo quest'attimo di meraviglia. 
Penso ai sogni. 
Penso alla notte buia, solitaria. 
Ho sognato amori e orrori e poi li ho dimenticati. 
Li ho dimenticati come dimentico il vento. 
Il vento che mi scuote i capelli.
I capelli che mi accarezzano il volto.
Il volto rigato dalle lacrime.
Lacrime di gioia.
La gioia che mi coglie in attimi comuni, semplici.
La semplicità è quel che cerco.
Cerco la semplicità, non la felicità.
La felicità è sempre un passo indietro, mi basta fermarmi e lei mi raggiunge.
Raggiungermi però è complicato, spesso mi ritrovo a correre.
Corro lontano, perdo la strada e mi sveglio nel pieno della notte.
Nella notte colgo quest'attimo di meraviglia.
Penso alla vita.
Non so esprimerla.
Penso alla morte.
Morire dev'essere orribile.
Penso all'amore.
L'amore non è mai stato in cima alle mie priorità.
Penso all'odio.
Ho odiato, odio e odierò ancora ma cerco di non condividerlo con gli altri.
Penso al mare.
Il mare mi fa sentire bene, soprattutto quando non fa caldo e la spiaggia è vuota.
Penso a chi scrive.
Scrivere è la chiave che libera l'uomo dalle catene della mortalità.
Penso a chi legge.
Leggere è aggiungere anelli alle catene della mortalità, così da raggiungere luoghi distanti.
Penso a chi è distante, a chi sta partendo.
Non ho parole di commiato.
Penso a chi sta soffrendo, a chi è triste.
Non ho parole di conforto; non stanotte.
Stanotte colgo quest'attimo di meraviglia e penso ai sogni che nascono nell'attesa della solitudine.
Penso che stare da soli è semplice, ed io cerco la semplicità.



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