domenica 20 marzo 2016

Lettera alla morte

Ti penso sempre.
Non riesco a farne a meno.
Quando sono in macchina ti immagino sopraggiungere violenta, dopo un incidente o un attacco di cuore. Mi vedo schizzare fuori dal parabrezza, finire nella corsia opposta e morire spappolato tra le ruote di un camion.
Ti penso mentre cammino per strada, sotto la pioggia, con le cuffie nelle orecchie. Non vedo l'autobus che passa, mi risveglio in ospedale, senza più il dono della parola e chiedo, attraverso impulsi che disegnano lettere su un monitor, l'eutanasia.
Ti penso prima di andare a dormire. L'indomani non mi sveglio, qualcosa mi blocca il respiro nel pieno della notte, togliendomi la possibilità di chiamare aiuto.
Ti penso quando salgo le scale di fretta, perché sono in ritardo. Sento il cuore esplodermi nel petto, il sangue inondare ogni parte del mio freddo corpo e fuoriuscire copioso dagli occhi.
Ti penso quando sono solo con un altro uomo, per strada o in un vicolo, alla fermata dell'autobus o in un parcheggio vuoto. Lo vedo scagliarsi contro di me con un pugnale, trafiggermi il petto cento volte, rubarmi quei pochi spicci che ho in tasca e fuggire.
Ti penso sempre. Sarei uno stupido se lo negassi. Non lo faccio perché ti amo, e tanto meno perché ti odio. Paura lo è in minima parte, è più che altro ciò che ne consegue.
Gente che piange.
Gente che prova pena nei tuoi confronti.
Gente che si pente di averti ignorato in quel freddo giorno d'inverno e in quella calda sera d'estate. In quella profumata alba di primavera e in quell'ombroso tramonto d'autunno. Per un istante sei tu il protagonista del mondo. Sei lì sul podio e tutti pensano a te, non a lei, alla morte.
Una mezza vittoria.
Ti penso sempre.
Lo faccio perché ho così tanto ancora da non dare, da non ricevere e da non custodire, da non creare e da non urlare. Ho così tanto da non fare, da non scrivere, da non leggere, da non ascoltare.
Per questo ti penso sempre. Perché so che tu pensi sempre a me. E continueremo finché un giorno, entrambi, decideremo di smettere.
Che è proprio quando smetti di pensarci. Che è quando gli altri smettono di pensarti, è solo allora che puoi dire di essere davvero morto. Il resto è carne, ossa e cenere.
Ti sto pensando; proprio adesso. In questo istante. In questo battito di cuore.
Ti vedo sopraggiungere violenta, mentre sono qui a scrivere di te, con la paura di lasciare questo testo incomp


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