lunedì 27 luglio 2015

L'isola di Eben - Prenotalo ora (disponibile dal 20 agosto)

Salute, esploratori!
Dopo un anno di attesa, è finalmente giunto il giorno del ritorno dei draghi, dell'esplorazione, dell'avventura. Il cartaceo de L'isola di Eben uscirà su tutti gli store online il 20 agosto, mentre per quanto riguarda le librerie, bisognerà aspettare ancora qualche mese.


Su Amazon è già possibile pre-ordinarlo.
Così da riceverlo immediatamente appena diventerà disponibile!

Nel frattempo, l'autore sta morendo di overdose da sniffamento di libri appena stampati.

Qualcuno mi rianimi
Il libro contiene un racconto inedito, il primo spin-off sulle guerre di Nuria.

sabato 25 luglio 2015

How i feel when i am without you - Comic

Salute, esploratori!
In questi giorni di noia, mi ha colto come un fulmine improvviso, un'ispirazione. Io non so disegnare, non benissimo, ma ho dovuto provarci. Quest'idea mi stava stretta, dovevo cacciarla fuori il prima possibile, e quel prima possibile è stato 3 giorni interi, mattina, pomeriggio e sera, di lavoro. Ho tipo perso la mano, gli occhi e ho esaurito due mesi di pazienza, ma il "fumetto" che a chiamarlo così è un'offesa ai fumetti, è completo.
A voi la parola finale.

(Per i meno pratici dell'Inglese, trovate la traduzione in Italiano come didascalia)

How i feel when i am without you - By Gheler

Un anno fa...

...ti ho incontrata.

Ti ho conosciuta.

Ti ho amata.

Ma nella vita l'unica cosa facile è la morte.
Un mese fa...
...ci siamo smarriti.

Ci siamo fatti del male.
Ci siamo odiati.

Ed ora... resta poco di noi

Tu mi hai portato via tutto.
Ogni singolo pezzo di ciò che ero,
creando ciò che sono adesso.
E per colpa tua, lo sarò per sempre.

Così come tu sarai per sempre mia.
Fine









Scritto e disegnato (male)
da Gheler (Antonio Polosa)
Un ringraziamento speciale va a Mad, per le traduzioni.
Lascia un commento e condividi se il fumetto ti è piaciuto.
Grazie!
Potete trovarlo anche su:
DeviantArt
Facebook

venerdì 17 luglio 2015

Il legame dei draghi: Playlist per capitoli

Salute, Esploratori!
In questi giorni di caldo e noia, ho deciso di creare per voi e per chiunque apprezzi la buona musica (e in particolare le OST: Original SoundTrack, di film, videogame e serie tv) una playlist in cui ho associato un pezzo da ascoltare in contemporanea a ogni capitolo contenuto ne Il legame dei draghi, primo volume della saga di Gheler l'esploratre (che, vi ricordo, potete trovare sia in ebook che in cartaceo) così da accompagnare la lettura e regalarvi altri "feels" con la musica, che certamente fa il suo lavoro (per l'appunto, quello di emozionare) quasi meglio di qualsiasi altra forma artistica.
24 capitoli - 24 pezzi.

Enjoy!



Vi ricordo inoltre, che il mio romanzo autopubblicato Derioma, non costa una sega, magari potete dargli una o due opportunità visto che da quando è on-line ha venduto per un numero pari a una copia al mese da quando è stato rilasciato! (2 mesi fa?) Mi fa troppa pena, abbiate misericordia di lui! Fate beneficenza, mi fate sentire uno scrittore fallito più di quanto già non lo sia! :)
Ovviamente scherzo (ma non sul fatto di essere uno scrittore fallito) naturalmente non si comprano i libri per pena (ma me ne fa comunque tanta)
E infine vi dico: alla prossima, esploratori!

mercoledì 8 luglio 2015

Coming soon: L'isola di Eben - Il cartaceo

Salute, Esploratori! Lo sentite questo caldo rovente? 
È colpa dei draghi; stanno per tornare. 

Il legame dei draghi
L'isola di Eben

       
Sono lieto di annunciarvi che probabilmente verso la fine dell'estate, uscirà in tutte le librerie (circa) e in tutti gli store on-line il secondo volume cartaceo della saga di Gheler l'esploratore, intitolato "L'isola di Eben"
Se Il legame dei draghi è un libro che fa da anteprima, da porta d'ingresso verso la consapevolezza, ne L'isola di Eben ha inizio la vera avventura, la vera storia.

Trama: (Attenzione: contiene spoiler sul primo romanzo della saga "Il legame dei draghi") 

Mentre nelle terre del sud l'impero di Nuria organizza un massiccio e definitivo attacco sul Sialden, in quelle del nord i quattro esploratori, indirettamente, si preparano a contrastare il popolo dei senza-legame.
Dopo la morte del drago Onimea, Gheler e Adne, così come anche Elden e Adeleo, si dirigono verso Vandelia, punto d'incontro di tutti i clan di mutaforma delle selve, in cerca di risposte. La notizia dell'imminente guerra costringe i quattro a dividersi nuovamente. Mentre Elden e Adeleo proveranno a convincere gli Elielan delle paludi a scendere in guerra a difesa degli Etne, Gheler e Adne marceranno nel profondo nord in cerca dell'albero di Moga e della freccia di Asvelt, per spezzare il legame di vita e di morte che gli Etne hanno verso quella risorsa tanto bramata dai Nuriani, ma liberando indirettamente una potente e misteriosa minaccia del passato.
In secondo piano, Gheler narrerà del suo passato a Adne per soddisfare finalmente le sue numerose curiosità. Chi è veramente Gheler l'esploratore? Come fa la sua seconda forma a essere quella di un drago? Perché Onimea incendiò la foresta di Bale? Chi era la persona che aveva amato e perduto? 


(Il cartaceo conterrà anche il primo dei due spin-off inediti sulle guerre di Nuria - La caduta di Agat)

- Cover by Marcello Baldari
-Damster Edizioni

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giovedì 2 luglio 2015

Fa' ciò che vuoi - Racconto

Fa' ciò che vuoi è un racconto ispirato da un evento realmente accaduto e da due libri da me letti in questo periodo, due romanzi totalmente diversi tra loro; La Storia Infinita, di Michael Ende, per quanto riguarda l'evento in sé, e Il giovane Holden, di J. D. Salinger, per quanto riguarda lo stile narrativo...

Fa' ciò che vuoi

Forse qualcuno di voi conoscerà la storia infinita, di Michael Ende. Io no. Non l'avevo mai letta e non avevo nemmeno mai visto quel vecchio film pieno di pupazzi che solo a vederli scoppio a ridere. Ma c'era questa ragazzina odiosa, Lucia, che continuava a parlarmi del fantastico mondo di Fantàsia e di quanto desiderasse un fortuna drago. Non la smetteva più. Mi seguiva ovunque andassi, in cucina, in soggiorno, nella mia camera; l'unico luogo in cui potevo rifugiarmi senza che questa mi narrasse di Atreiu e di Fùcur, era nel bagno. Questa tale, Lucia, era la figlia di un mio vicino di casa. Suo padre aveva da poco avuto un attacco di cuore e adesso lo stavano trattenendo in ospedale, e sua madre, che passava tutto il tempo tra il lavoro e il policlinico, aveva chiesto cortesemente alla mia famiglia di badare a lei. Vi giuro che in tutta la vostra vita una più odiosa di questa ragazzina voi non la trovate. Non la smetteva mai di parlare e non solo di quanto desiderasse quel dannato drago della fortuna ma anche di altre cazzate che capivo a stento. E la sua voce, poi, la sua dannata voce acuta, squillante. Quando riuscivo a darmi tregua passando almeno quella mezz'ora buona in bagno, lei si metteva a cantare. Ci separavano almeno cinque metri e due porte chiuse, ma la sua voce da gallina riusciva comunque a friggermi il cervello. Il guaio più grande era che durante quel fine settimana ero a casa da solo. I miei avevano ricevuto un invito, una cena di lavoro o qualcosa del genere a cui non potevano mancare, quindi mi toccava badare a quella bambina odiosa da solo. Dovevo farle da mangiare, chiederle se doveva andare in bagno (perché altrimenti quella mica ci andava) diceva di sentirsi troppo a disagio per andarci. Sua madre mi aveva messo in guardia al riguardo. La ragazzina si dimenticava di andarci, al bagno, e certe volte finiva che se la faceva addosso. Poi scoppiava a piangere e non si muoveva finché TU non le avevi tolto via i vestiti umidi, perché a lei faceva schifo la sua urina. Ma ve lo immaginate? Manco avesse due anni. Ne ha sette o giù di lì. E non fa altro che parlare di questo fantastico luogo, Fantàsia. 

“Immagina di poter desiderare qualsiasi cosa, e poi immagina che questa si avveri!” mi dice tutta piena di sé. “Capisci cosa intendo? Per entrare in Fantàsia basta leggere la storia infinita e dare un nuovo nome all'infanta imperatrice. Io la chiamerei Alba, sì. Trovo sia un bellissimo nome per un'imperatrice bambina. Oh, quanto vorrei essere io Fiordiluna” 
“Sì, sì, davvero divertente” le rispondo io. Chi la capiva era un genio. 
“Sai, credo che si possa davvero entrare in Fantàsia. Cioè, basta solo un po' d'immaginazione, se lo desideri, potresti aprire un varco nella parete ed entrarci per davvero. A te non piacerebbe vivere in un luogo dove tutti i tuoi desideri si avverano?” 
“No” le rispondo io, e la sua reazione mi fa ridere tutte le volte. S'infuria, sul serio. Va su tutte le furie ma non nel senso che si arrabbia, è tipo che parte di testa e comincia a parlare a raffica, elencando tutta una serie di perché e di come e così via. E ciò che più detesto di lei quando parte di testa, è che non la smette più di dire parole come: “Cioè, Céh, insomma...” da prenderla a sberle, vi giuro. L'unico motivo per il quale non lo faccio è il padre. Non nel senso che mi avrebbe poi dato lui due sberle ma di quelle che ti fanno girare almeno dieci volte; al contrario. Suo padre è un uomo grasso tanto quanto buono ma non gli perdono proprio il fatto di non averle mai dato sul serio uno o due ceffoni, a quella lì. Perché se li merita proprio. Basta che apre bocca e nel giro di due parole hai già il mal di testa. 
È sabato sera, quella deve dormire da me, nel letto dei miei ma poiché non sono ancora assonnato, lei, pur sbadigliando, vuole restare sveglia e guardare la tv in mia compagnia. Sto facendo zapping tra i vari canali quando, capitando per caso su un cartone animano, quella lancia un urlo talmente acuto che per poco non volo giù dal divano. “Lascia lascia lascia lascia, ti prego ti prego ti prego!” allora torno indietro di un canale e quando vedo degli unicorni colorati parlare e ridere, non ce la faccio proprio più. Non so quali forze mi trattengono dal fuggire via e lasciarla lì da sola. Me ne sarei andato lontano e sarei tornato più tardi per vederla piangere lì sul divano perché si era fatta la pipì addosso. 
Un'ora dopo chiama sua madre. Parla prima con me, scusandosi mille volte e ringraziandomi altre duemila. Poi parla con quella, sua figlia, e le ricorda infine di andare in bagno. E quando va in bagno ne approfitto per staccare la tv e far finta che si è rotta, che qualcosa non funzionasse più. Allora la accompagno nella camera dei miei, le tiro via le coperte e le dico di andare in bagno ancora un'ultima volta. Quella ci mette tipo due ore. Quando torna, inizia nuovamente a raccontare di Fucùr e di Bastiano, dice che se le persone smettono di avere fantasia il nulla divorerà Fantàsia e forse anche il nostro stesso mondo. Le dico che ha ragione solo perché così magari la smette, ma quella continua fino a farmi salire la nausea. Ha le super batterie, dico io. Gli occhi mi fanno male, sento la stanchezza nelle ossa e quella invece sembra si sia appena svegliata. Dio quanto la odio. 
Riesco a liberarmene dicendole che ho davvero sonno e che l'indomani devo studiare. Sono quasi le undici quando finalmente le mie orecchie smettono di udire quella sua dannatissima voce acuta. 
E indovinate cosa mi sveglia di colpo il giorno dopo? Lei che canta. Sta sempre a cantare quando è da sola. Ci separano almeno dieci metri ma quella voce sembra infischiarsene dei muri e delle porte. 
Preparo la colazione, sua madre chiama di nuovo verso le nove. “Va in bagno” le dice tutte le volte prima di riattaccare. Mentre mangia latte e cereali attacca nuovamente con quella storia di Fantàsia e tutto il resto; non ne posso veramente più. Però legge tanto per la sua età. Si è portata dei libri da leggere ma il guaio è che lo fa solo ad alta voce. Avevo pensato di usare le mie vecchie cuffie e di ascoltare della musica mentre lo faceva, ma le mie vecchie cuffie erano belle che andate. 
Accade che, circa verso le dieci e mezza, mi arriva un messaggio da un amico di facoltà. Mi dice che deve andare fuori città a prendere la ragazza, che oggi fa ventidue anni e che le vuole fare una sorpresa ma prima vuole passare a comprarle qualcosa di carino. Allora le dico di Lucia e di tutta la situazione ma lui insiste. Mi chiama al cellulare. “Porta anche lei” mi dice. “Saprà meglio di noi cosa può piacere a una ragazza. Andiamo, fammi compagnia” 
“D'accordo” gli dico. Mi viene da ridere. Non gli ho detto che tipa è quella ragazzina. Sa solo che è una bambina, probabilmente l'avrà anche già incontrata un paio di volte. E la cosa divertente è che Davide l'avrebbe odiata quanto me. Fateci caso; l'odio è molto meno spiacevole se riesci a condividerlo con qualcuno, anzi, in quel caso diventa quasi piacevole. 
Comunque Davide arriva con la sua auto, un'alfa romeo vecchia cent'anni, tipo, e suona diverse volte il clacson. “Dove andiamo?” comincia quella, “usciamo? Andiamo fuori città?” mi riempie la testa di mille domande. 
“Torniamo presto” la rassicuro. “Vai in bagno, prima” e quella ci mette altre dieci ore minimo. Quando entriamo in macchina, Davide è rosso di rabbia. 
“Quanto cavolo ci metti? Dio, è tardissimo” 
“Tardissimo per cosa? Sono ancora le undici” 
“Ho chiamato la tipa del negozio, Carla, le ho detto che eravamo lì per le undici” dice. 
“Sono sicuro che non ci chiuderà le porte in faccia se ritardiamo di qualche minuto”
“Lo sai che mi piace essere puntuale quando dico un orario” non c'è persona più impaziente di Davide, ve lo giuro. Vi rinfaccia a vita ogni ritardo che fate con lui, lo fa, dico sul serio. 
“Io davanti, io davanti, io davanti, ti prego ti prego ti prego!” comincia a urlare quella. 
“Non puoi, sei troppo piccola” le dico io. 
“Andiamo, sono solo quindici chilometri. Falla sedere davanti” allora faccio un lungo, lunghissimo sospiro e annuisco mio malgrado. Davide le allaccia la cintura e parte di corsa. 
“Va piano” gli dico io. 
“Siamo in ritardo e per colpa tua” mi rinfaccia lui. 
“Hai mai letto la storia infinita?” inizia Lucia. Davide gira appena gli occhi, fa finta di aver udito ma quello quando guida è già tanto se ti risponde. “Parla di un regno magico chiamato Fantàsia e governato da un'imperatrice bambina. Il suo regno sta morendo, divorato dal nulla, ma solo un figlio dell'uomo può darle un nome e...” quella si mette a parlare per tutti i primi dieci chilometri. È davvero difficile mettere a disagio Davide, soprattutto quando guida ma quella ha il potere di farti diventare scemo. “La fantasia salva il mondo e le persone anche qui, sulla terra” dice. “Trovo che tutti dovrebbero dedicare un po' del proprio tempo a immaginare qualcosa di diverso. Può salvarti, davvero, dovresti provare” Davide le fa sì con la testa ma è palese che si sente a disagio. Gli sudano le mani. Non riesce proprio a farle due cose insieme. Ascoltare e guidare, intendo, e il modo in cui comincia a sudare mi fa piegare in due dalle risate. È pure inizio primavera, fuori c'è il sole ma l'aria è gelida. Ve lo immaginate uno che suda mentre guida perché non riesce a girare lo sterzo e ad ascoltare contemporaneamente? Mettete che quel qualcuno che deve ascoltare è proprio quell'odiosa bambina. Mi stavo ammazzando dalle risate. 
“Siamo arrivati?” domanda infine quella. 
“Manca poco” le dico io. “La prossima uscita dopo la curva è la nostra” 
“Davvero?” fa lei. 
“Davvero” risponde Davide, tutto sudato. Stava correndo, quel deficiente; odiava fare ritardo. 
“Rallenta un po', ti pare?” gli dico io. 
“Eh? Cosa?” fa lui. 
“Vorrei una collana” disse quella. “La chiamerei AURYN. Oh, potessi averlo davvero, lo splendore, l'insegna dell'infanta imperatrice. Fa' ciò che vuoi! C'è scritto sul retro, perché in Fantàsia puoi fare ciò che vuoi se la porti al collo. Ah, quante cose cambierei!” 
“Rallenta, idiota. Rallenta!” gli urlo io ma quello si accorge troppo tardi della curva. Inchioda, parto in avanti contro il sedile, poi la macchina fa un testacoda pazzesco, mi sbatte contro i finestrini e si schianta contro il guard rail; Lucia grida in un modo folle. Questo si sfonda e finiamo giù dal ponte. Mi sento sollevare dal sedile. Mi manca il fiato e sento una paura terribile. Riesco a pensare solo alla morte. Mi porto la mano davanti alla faccia, chiudo gli occhi ma non accade un bel niente. L'urlo di Lucia si tramuta in una risata divertita. Riapro gli occhi; siamo in una dannata galleria. 
“Ci siamo!” urla quella. “Stiamo andando in Fantàsia, è proprio questa la via!” 
Il cuore mi batte a mille. Davide si gira a guardarmi e sorride. “Allora avevi ragione!” le dice. 
Lucia non sta più nella pelle. Respiro in un modo che non vi dico, poi mi calmo. Scuoto la testa e mi convinco di aver avuto un'allucinazione. 
“Fucùr, stiamo arrivando!” urla quella. La galleria prosegue per un paio di minuti, poi si apre davanti a noi un posto magnifico. C'è verde ovunque, la strada si rimpicciolisce fino a scomparire. Davide parcheggia l'auto tra un albero e un fiume, Lucia apre lo sportello e inizia a correre, ridendo come una pazza. Aveva ragione, vi dico. Quella aveva proprio ragione su Fantàsia e tutto il resto. Poco distante si vede una grande struttura, una sorta di castello, e il cielo è azzurro, soleggiato. L'aria è calda, piacevole. Quando Lucia ci prende per mano e ci fa attraversare i boschi e poi i giardini, mi sento di nuovo un bambino. Sono felice. “Qui possiamo fare quello che ci pare” dice lei. “Desiderate qualcosa, qualsiasi cosa!” 
“Un pallone!” inizia Davide, e quello si materializza proprio ai suoi piedi. Si mette a ridere e gli tira un calcio. Rido anch'io. Corro sulla palla, la fermo, ci faccio due palleggi e la tiro lontano, maledettamente lontano, tipo che non la vediamo più. 
“Wow!” esclama Lucia. Io rido con lei. Comincio a credere che non sia poi tanto male, quella bambina. È divertente, almeno, e poi non mentiva quando parlava di Fantàsia e tutto il resto. Mi sento improvvisamente uno stupido a non averle creduto fin da subito. 
Lì ci passiamo delle ore. Ma che dico, lì ci passiamo dei giorni, dei mesi; non saprei proprio definirlo con certezza. Passiamo un tempo indefinito in Fantàsia e questo posto inizia a piacermi da matti. Giochiamo come dei bambini di sette anni, ora a palla, ora a inseguirci, ora ci tuffiamo nel fiume. Ci dimentichiamo proprio di visitare il castello, tant'è divertente star lì a inventare cose da fare. Mi dispiace da morire per tutte le cose che ho pensato di lei, di Lucia. Persino la sua voce acuta comincia a piacermi. Sono arrivato persino ad abbracciarla, una volta. Quindi continuiamo a giocare, a ridere e a scherzare per tutto il tempo. Poi Lucia si ferma un attimo. Tiro la palla ma questa non si muove per prenderla. Mi piego in due; sono stanco morto. Mi giro indietro in cerca di Davide ma non lo trovo. Penso che forse è andato a recuperare il pallone. Allora alzo il busto e cammino verso Lucia. 
“Che ti prende?” le chiedo. Quando mi avvicino, noto che ha una faccia strana. Ha le labbra piegate in giù e gli occhi socchiusi. “Ehi” le dico ancora, “che hai lì sulla faccia?” allora dagli occhi le scende qualcosa. Sembra una lacrima ma è rossa, è densa; è sangue. Lucia spalanca la bocca e lancia un urlo disumano che mi spaventa a morte. Urla, un urlo di disperazione e dolore. Inizio a sentire come l'odore del fumo. Mi ritrovo steso, schiacciato dalle lamiere e davanti a me c'è lei, c'è la ragazzina. Sta urlando e piangendo insieme. Ha il volto distrutto, senza più il naso e le mancano tutti i denti. C'è sangue ovunque. Il suo lamento; non lo dimenticherò mai più in tutta la mia vita. 
Finisce che mi sveglio con il cuore a mille, il corpo sudato e una o due lacrime agli occhi. Non ho mai fatto un incubo peggiore; e di incubi ne faccio parecchi. La odiavo, quella dannata ragazzina, e quel dannato incubo mi ha insegnato che per quanto tu possa odiare qualcuno, vederlo morente sarà comunque il giorno peggiore della tua vita. E la cosa che mi fa impazzire è che ogni volta che leggo qualcosa che mi piace, va a finire che ci faccio un incubo sopra. La storia infinita è un libro magnifico, ve lo giuro, un libro che ho amato da bambino e che ho amato ancora di più adesso, dopo che l'ho riletto. Ma proprio non sopporto fare incubi sui libri che mi piacciono. 
C'è chi la notte non dorme perché ha visto o letto un racconto dell'orrore; e io la notte mi sveglio di colpo perché faccio incubi sulle favole.



...Se Ende ha completamente plagiato l'incubo con il suo romanzo, quella verso lo stile narrativo di Salinger è stata una scelta personale. Così come lui è riuscito a trasformare il suo romanzo in un compagno che ti narra di sé, io ho cercato di fare lo stesso, parlandovi con tutta la spontaneità di cui sono stato capace. Il "sogno" racchiude in sé molti dei miei incubi peggiori: l'incidente stradale, la perdita di coscienza della realtà causata da un evento troppo spiacevole e la brutalità con la quale tale evento emerge poi in superficie. Ma come dice sempre Michael Ende ne la storia infinita, questa è un'altra storia e si dovrà raccontare in un altro momento.
Alla prossima.