lunedì 22 giugno 2015

Scrivere un romanzo Fantasy: Emergere - I consigli del buon Gheler #5.1

Questo è un articolo scritto per il blog Un buon libro non finisce mai il giorno 13 aprile 2015, durante la settimana dell'emergente. Una piacevole iniziativa che serviva a dar voce agli autori emergenti e a pubblicizzare i loro lavori.

I consigli del buon Gheler 
(Clicca per leggerli) 
2) Carattere (09/6/15)
3) Stesura (12/6/15)
5.1) Emergere

Emergere

Avete presente tutti quegli autori di spessore di cui sentite tanto parlare oggi? Anch'essi sono stati un neonato piagnucolone cagasotto, un bambino stupido e superficiale e un adolescente addolorato dal primo colpo basso inflitto dall'amore. Proprio come ognuno di noi. Ma cos'è che ha fatto invece la differenza tra loro e tutte quelle persone che, nel bene o nel male, sono direttamente passate alla fase: ehi, sono un adulto, le storielle non m'interessano più? Forse l'avere un sogno da realizzare, o forse semplicemente l'ambizione di diventare qualcosa di diverso? Anche gli autori più onorevoli hanno attraversato la fase dell'aspirante scrittore, passando poi per l'esordiente in cerca di qualcuno che possa pubblicarlo (sorvolando le varie lacune) per infine tuffarsi nell'oceano e diventare un emergente. E, seppur molti di questi più che emergere abbiano direttamente prosciugato l'oceano saltando la fase, il concetto resta sempre lo stesso; nuotare verso l'alto.
Lo scrittore emergente è una realtà che ben pochi conoscono. Quando si è aspiranti non si pensa al come e al cosa, si pensa solo alla scrittura, alla trama, alla grammatica e a tutto ciò che necessita attenzione. L'esordiente invece deve concentrarsi sul come pubblicare, sul come presentare la propria opera, sul come non perdere la pazienza quando, pur trovando in esso del potenziale, si entra in contatto con la dura realtà del mondo dell'editoria. Chi è lei? Lei non è nessuno, e un nessuno non venderà mai a nessuno. Lo scrittore emergente invece è in continua lotta con il cosa. Cosa dire del proprio libro, quali parole usare per convincere le persone a comprarlo, cosa fare per pubblicizzarlo, per dargli merito, per farlo arrivare al cuore di più persone possibili perché si scrive e si pubblica per condividere, e senza la condivisione è come se tutto quel lavoro e quel non perdere la fiducia smarriscano improvvisamente il loro iniziale senso.
L'autore emergente quando pubblica il suo primo libro pensa che è finalmente fatta, che la parte difficile è superata ma si sbaglia. La parte difficile inizia proprio ora ed io sono qui per smorzare ogni vostra speranza, per demoralizzare ognuno di voi. Ad esempio potrei partire con qualche cifra. Nel 2010 google ha concluso un progetto che è durato sei anni e che aveva lo scopo di capire quanti libri ci siano nel mondo, e il risultato è stato circa un numero pari a: 129.864.880. Direi che basterebbe già questo singolo dato a smontare l'ambizione del nostro caro emergente ma non mi ritengo soddisfatto, perché oggi siamo nel 2015 e dal primo gennaio, secondo il sito worldometers.it, solo quest'anno ne sono già stati pubblicati altri 1.191.803. Probabilmente più del numero di lettori in Italia. Ancora non ti è bastato? Pensi ancora che un giorno diventerai un grande scrittore? Uno famoso e magari (perché no) anche ricco, pronto a raggiungere il set dell'adattamento cinematografico e a gustarti le reazioni del pubblico attraverso immagini e tweet? Perché oggi mi sento estremamente cattivo e il mio scopo è quello di distruggere ogni vostra singola speranza! Quindi potrei parlavi dei margini di guadagno, dirvi che è impossibile vivere di parole, o forse potrei scavare di più nel personale e parlare delle conseguenze. Non so, ad esempio le conseguenze dello spam: "ciao, grazie per l'amicizia, sono un autore emergente e questo è il mio romanzo, se ti va dagli un'occhiata!" o dell'improvvisa volontà di cedere gratuitamente il libro a chiunque possa dargli visibilità, magari cercando prima d'instaurare una bellissima amicizia con esso. O dei siti che pagherete per ricevere una recensione positiva o peggio ancora le recensioni supplicate ai vostri amici su ogni genere di piattaforma che si paleseranno a tutti come tali, mostrandovi invece davvero disperati. La disperazione è il marchio di fabbrica di ogni autore emergente, lo so perché ne faccio parte anch'io da quasi due anni. E per i primi due anni probabilmente non raccoglierete molti frutti, se sarete fortunati. Se sarete sfortunati non ne raccoglierete alcuno. L'autore emergente pensa che pubblicare lo renderà felice, lo aiuterà a superare ogni blocco dello scrittore, ogni fase oscura della propria vita non sapendo invece che sarà l'esatto contrario. Pubblicare un libro vuol dire farsi divorare da ansie e dubbi, da doveri e giudizi perché, che vi piaccia o meno, a molti il vostro libro non piacerà. Esatto, quello stesso libro che vi ha strappato intere notti insonni, che vi ha portato via ore ed ore, idee e tempo, tempo che non riavrete mai più indietro. Una via a senso unico dove ogni precipizio è inevitabile e spetterà a voi soltanto capire se ne varrà la pena di rompersi le ossa, se ne varrà poi la pena d'ingessarsi, di rialzarsi, di proseguire. Perché la differenza tra chi ce l'ha fatta e chi invece sta ancora annaspando tra cifre a due numeri e carenze economiche è questa. Chi si arrende cola a picco, chi è rimasto impassibile leggendo queste parole invece direi che ha molte probabilità di restare a galla, chi crede davvero nel proprio lavoro, nella propria opera, prima o poi troverà altre persone con cui condividere la sua ambizione e il suo sogno e saranno quelle stesse persone a farlo emergere. Se state cercando un lieto fine è questo. Sarà banale, sarà scontato ma ripeterlo non fa mai male; non arrendetevi mai, chi si ferma è perduto.
Condividere è la risposta.
Comprensione è la domanda.

venerdì 19 giugno 2015

Scrivere un romanzo Fantasy: Pubblicare, editori o self? I consigli del buon Gheler #5

Salute Esploratori! 
Quinto ed ultimo (ma non ultimo) appuntamento con i consigli del buon Gheler. Ho notato che oltre a mia zia e mia cugina di quattro anni, si sono aggiunte anche altre persone a cui questi consigli interessano davvero; ciao mamma, ciao papà. 
Ricapitolando: 


I consigli del buon Gheler saranno fondamentalmente 5: 
(Clicca per leggerli) 
2) Carattere (09/6/15)
3) Stesura (12/6/15)
5) Pubblicare attraverso Editori o Self. 
5.1) Consiglio Bonus: Not Today! (che non è il titolo dell'articolo ma un "a tempo debito") 





Preparatevi moralmente, fisicamente e mentalmente perché non sarò buono e non sarò positivo. Parto con la premessa che, comunque, non ho tutta questa esperienza per quanto riguarda la pubblicazione ma fare una specie di guida sulla scrittura di un romanzo fantasy e poi tralasciare la fase di pubblicazione; non mi sembra il caso. Risulterebbe poi abbastanza incompleta. Ho pubblicato Gheler l'esploratore tramite CE ed ho auto pubblicato Derioma, posso quindi fare un piccolo resoconto personale e dirvi la mia su entrambi i metodi.

Pubblicare con una casa editrice

Ricetta: 
- 1 miliardo di chili di pazienza
- 100 indirizzi e-mail di potenziali CE che pubblicano il vostro genere
- 70mila litri di calma
- 100 ore al giorno di tempo disponibile. 
- Mescolare il tutto volando a bassa quota con le vostre aspettative. 

Ora, non è che sappia cucinare poi così bene, quindi evito di fare il cuoco ma potenzialmente è ciò di cui avete davvero bisogno, soprattutto la pazienza. Una volta completato e revisionato il romanzo, a meno che non abbiate la possibilità di ricevere un calcio nel sedere e sorvolare la plebe priva di conoscenze nel mondo dell'editoria o degli agenti letterari, sedetevi davanti al vostro computer e navigate nelle immense acque dell'internet in cerca di case editrici che:
1) pubblicano il vostro genere letterario
2) abbiano le richieste d'invio manoscritti attive, poiché molte chiudono la posta (elettronica e non) quando raggiungono un numero abbastanza elevato di libri da visionare.
3) leggete sempre cosa richiede la determinata casa editrice, ad esempio se chiedono solo l'invio di un'anteprima, se chiedono i primi capitoli, se chiedono solo una sinossi e una scheda di presentazione e via discorrendo. Rispettate sempre le diciture, altrimenti vi ignoreranno (più di quanto lo faranno normalmente)
Perché state sicuri che tra tutte le case editrici a cui invierete il vostro manoscritto, che sia stampato e quindi inviato per posta o che sia elettronico, non è detto che lo leggeranno. Magari avranno una commissione che lo boccerà già dall'anteprima, magari leggeranno il vostro nome e diranno: e questo chi è? Non ha mai pubblicato niente, quindi ciao. I 70mila litri di calma vi serviranno proprio in questi casi.
Vi scrivo qui di seguito una mia esperienza personale, quindi se volete proseguire con i consigli potete benissimo passare al paragrafo successivo:

Una CE di cui ovviamente non vi dico il nome per rispetto e privacy, aveva ben due gruppi di lettori disposti a leggere e giudicare i libri per la sopra citata. Quando il primo dei due gruppi diceva "sì, può andare" con annessa scheda riassuntiva della loro opinione (che ti mandavano via mail) e addirittura votando da 1 a 10 per trama, struttura, stile ec... il romanzo passava poi all'altro gruppo. E se anche questo decideva che il libro meritasse a tutti gli effetti la pubblicazione, all'editore non restava altro da fare che leggere i loro pareri e decidere con un giudizio ultimo se proseguire o meno. Accadde che, il mio romanzo passò accompagnato da belle parole attraverso i gruppi e fin sulla sua scrivania, ed io ricevetti come lui tutte le recensioni colme di entusiasmo. Ma a cosa badò invece l'editore? Al mio nome. Non ero ancora nessuno, non avevo mai pubblicato un libro, non c'erano lettori che mi seguivano e quindi ero un investimento troppo rischioso. E quando sei un autore emergente e ricevi tutte quelle belle chiacchiere, ne parli con i tuoi amici e i tuoi genitori che già iniziano a gonfiarti l'ego cianciando di fama e ricchezza; e invece ricevi solo uno STACCE™ (cit.) di quel genere lì, e non puoi fare altro che starci, perché il potere per non starci non ce l'hai. Al contrario, quel no prende lo stesso sapore di una manganellata nei denti. 
Allora, come risposta, dissi alla segretaria dell'editore "Vi chiedo scusa se ancora non ho pubblicato niente ma sapete, da qualche parte dovrò pur iniziare" 
Per questo vi dico di volare bassi. Ma vi dico anche di non arrendevi mai perché non tutti gli editori baderanno solo al vostro nome, fortunatamente. 

Riprendendo il discorso iniziale (chiedo scusa per la parentesi; e non intendo questa) non fermatevi a una sola casa editrice. Mandate il vostro libro a tutti quelli che trovate, editori medi, editori grandi, editori appena nati; non limitatevi. Siete all'inizio del vostro viaggio e vi toccherà accontentarvi; o trovare un agente letterario a cui piaccia il vostro romanzo. Allora non sarà più affar vostro, per così dire, poiché penserà a tutto lui. E non preoccupatevi troppo nemmeno della tutela. Se inviate la stampa attraverso raccomandata eccetera eccetera siete già tutelati dalla spedizione, così come lo siete da quella online. Ma per sicurezza, i modi per tutelare un romanzo ci sono. 
Ve li elenco di seguito: 
1) Depositarlo alla SIAE, nella sezione OLAF, è il metodo più sicuro ma anche il più costoso, CREDO (non lo so). Ma per iscriversi alla società bisogna aver già pubblicato almeno un libro, che sia cartaceo o ebook non importa. Ovviamente ricordate sempre che Google è vostro amico e che ne saprà sicuramente più di me al riguardo.
2) Spedire a voi stessi l'opera cartacea, firmandone le pagine, e lasciando il pacco sigillato da utilizzare come prova se mai subirete del plagio.
3) Non so quanti casi di plagio o di saccheggio siano mai accaduti nel mondo, ma vi assicuro che l''editoria è una giungla immensa e che probabilmente il ladro potrebbe arrendersi prima di voi (Ovviamente non lo auguro a nessuno) ma per sicurezza è sempre meglio tutelarsi in anticipo. C'è da dire che questi casi sono davvero rari, nonché infruttuosi. Quindi inviate pure senza paura i vostri scritti e confidate piuttosto che un editore non vi ignori!
E se non vi ignorano? Beh, innanzi tutto potrebbero passare dai 3 mesi a un anno, prima che qualcuno legga il vostro libro e lo valuti. SE poi deciderà anche che il vostro romanzo merita la pubblicazione, vi toccherà attendere ulteriori revisioni, la realizzazione della cover, l'impaginazione, i tempi di stampa e i tempi di spedizione (Ovvero il triangolo Editore - Distributore - Libreria) e poi sarete finalmente pronti a sentirvi degli scrittori falliti. Per la stragrande maggioranza delle volte che riceverete i resoconti, s'intende.
Prima di passare all'auto pubblicazione, vorrei mettervi in guardia sulle case editrici che vi chiedono dei soldi per la stampa; ancor peggio se ve li chiedono per altro. Il vostro libro è il prodotto che l'editore venderà, dal quale detrarrà maggior profitto rispetto a voi che siete l'autore stesso. Per questo e per mille altri motivi, io vi sconsiglio vivamente di pubblicare con case editrici che vi chiedono dei soldi. Più che una scelta etica è l'editore che ha l'obbligo di investire su di voi, non il contrario. Se vi chiedono dei soldi è perché non pensano che il vostro libro venderà (salvo a conoscenti e parenti) quindi, a rigor di logica, dubito anche che avranno tanta voglia d'investire nel vostro futuro, di aiutarvi, di pubblicizzarvi; quindi fate molta attenzione a ciò che firmate.


Self publishing 

Da qualche anno a questa parte il mercato del self sta invadendo il mondo. L'auto pubblicazione può esser vista con più occhi. L'occhio critico direbbe che è fin troppo facile, che quindi tutti possono diventare effettivamente degli autori, anche vostra zia con i suoi libri di cucina, o vostra cugina obesa e ninfomane con i suoi romanzetti erotici (si scherza, ovviamente, a ognuno le sue passioni) o il ragazzino di dodici anni che ha appena finito di guardare un film fantasy e lo sta scopiazzando in un file elettronico che poi tutti potranno comprare e leggere. Il self è un mezzo potentissimo e a causa di ciò va quindi ricordato alle persone che: da grandi poteri derivano grandi responsabilità. Credo che il self vada usato con parsimonia, come ultima spiaggia, pubblicando il vostro libro ignorato dalle CE per anni e anni o un romanzo con poche pretese, quelli scritti per il piacere della condivisione e della lettura. Se pubblicate self nessuno al di fuori di voi vi aiuterà, vi pubblicizzerà, vi finanzierà. Una casa editrice media o grande è pur sempre una garanzia ma, come ho sottolineato prima, l'editoria è una giungla immensa piena di creature affamate e spietate, quindi nessuno vi biasimerà se deciderete per una volta di essere voi ad ignorarli. C'è anche da dire che in America molti autori self hanno sfondato l'anonimato, guadagnandoci pure un patrimonio niente male, mentre qui c'è ancora gente che considera il self come la bettola della plebe. Personalmente non biasimo nemmeno loro, in realtà, perché è anche vero che così come esistono libri belli, esistono anche libri brutti, pessimi e scritti male. E se l'editoria filtra il numero di libri pessimi di un buon 50%, il self non lo fa, non ha filtri.
Poiché non voglio pubblicizzare né editori né siti di self publishing, non vi consiglierò nessuno di essi soprattutto perché sarei molto di parte avendo pubblicato una saga con una sola casa editrice e un romanzo con un solo sito di self. E di case editrici e di siti per pubblicare self ne esistono a migliaia.

Grazie ancora per avermi seguito fin qui, Esploratori. Il consiglio 5.1, che è tipo una bonus track, non sarà altro che un articolo intitolato "Emergere" che ho scritto un po' di mesi fa per un blog amico durante la settimana dedicata agli autori emergenti, e che cercherò di pubblicare questa domenica. Quindi vi do appuntamento alla vera ultima pubblicazione di questa serie di consigli e vi invito a diventare lettori fissi del blog e a mettere me piasa sulla pagina Facebook, così da rimanere sempre aggiornati sulle mie prossime pubblicazioni riguardo -soprattutto- la scrittura e il fantasy. Ho alcuni piccoli progetti in serbo per voi ma data la mia poca coerenza nella vita, vi consiglio di non fidarvi mai di quel che dico! Aye!
Alla prossima.

*smile*

martedì 16 giugno 2015

Scrivere un romanzo Fantasy: revisione e condivisione - I consigli del buon Gheler #4

Salute Esploratori!
Oggi affronteremo la quarta fase di questa serie di consigli seguiti per lo più da mia zia, mia cugina di quattro anni, la mia fidanzata immaginaria e dal club di scrittura creativa del Kazakistan che non parla l'Italiano; colgo l'occasione per salutarli tutti e zero. Quindi, ricapitolando: 


I consigli del buon Gheler saranno fondamentalmente 5: 
(Clicca per leggerli) 
2) Carattere (09/6/15)
3) Stesura (12/6/15)
4) Conclusione. Revisione. Condivisione.
5) Pubblicare attraverso Editori o Self. 
5.1) Consiglio Bonus: Not Today! (che non è il titolo dell'articolo ma un "a tempo debito") 




Conclusione
Non c'è molto da dire sulla conclusione. L'importante è essere soddisfatti del proprio lavoro, prendersi del tempo per rileggere le scene finali, cercare di capire qual è il messaggio che la vostra storia cerca di lasciare al lettore. Se pensate di aver trasmesso i vostri sentimenti nel modo giusto, allora potete considerare il romanzo "concluso" ma solo dal punto di vista della trama, perché adesso inizia il lavoro più arduo e importante; la revisione. 






Revisione
La revisione è una parte fondamentale in cui più occhi vi aiuteranno e migliore sarà il risultato. La revisione dell'autore consiste quasi sempre in più riletture (di solito facendo passare del tempo tra l'una e l'altra) quindi si cambiano dialoghi, se ne aggiungono degli altri, si corregge la punteggiature, lo stile sbagliato di quel capitolo scritto da ubriaco e via discorrendo. MA. Per quante revisioni voi possiate fare (rileggendo il vostro libro fino alla noia) non riuscirete mai a finalizzare il lavoro di revisione, per questo si ricorre a occhi esterni. Che siano professionisti del settore pagati da voi, o che sia la vostra casa editrice, o che sia vostra madre, o un vostro amico o un vicino di casa, l'importante è metter su un gruppo di lettori con lo scopo non solo di assorbire i loro pareri, ma soprattutto di individuare quegli errori di cui ogni autore non si accorge. Virgole fuori , posto, frasi molto ripetitive, triple invece che dopppie, frasi molto ripetitive, un verbo essere decapitato dell accento, apostrofi mancanti, frasi molto ripetitive ed erriori di battituara. Vi posso giurare sul buon fantasy che l'autore la maggior parte di questi stupidi errori non riesce a vederli perché troppo concentrato sulla trama, sulla composizione della frase, su quell'indizio che porta al finale eccetera eccetera. Sostanzialmente evitate di mandare il vostro manoscritto alle CE o di pubblicarlo self senza prima una buona revisione, perché sì, voi conoscete il corretto uso di quel verbo o di quella parola poco consona ma meglio evitare che un chicchessia, abbagliato da un breve ma intenso istante di superiorità, pubblichi sul suo blog o su Amazon una recensione da due stelle tipo che: "Sì, il libro è bello, la trama è ben costruita ma sembra scritto da un bambino" solo perche avete saltato la "é" su un perché. E magari nella stessa recensione critica che voi andate a leggere, trovate dodici errori di grammatica e lo stesso modo con il quale tu componevi le frasi all'età di dodici anni; ma guai a farglielo notare. 
(Ci tengo a sottolineare che, nonostante il mio libro contenga alcuni errori di questo tipo ancora oggi, nessuno ha pubblicato recensioni del genere; ma mai dire mai, no? Soprattutto perché l'ho visto fare con altri libri!)


Condivisione 
Dopo aver creato il vostro gruppo di "grammatici" dedito alla segnalazione di errori ortografici che può essere costituito anche solo da due persone (che più o meno abbiano letto almeno una dozzina di libri nella loro vita, s'intende), focalizzate il vostro target di età (se ne avete uno) e diffondete il vostro libro gratuitamente, cedetelo in prestito e create una cerchia di consiglieri (magari con un minimo di cultura e passione verso il vostro genere letterario) e ascoltate le loro idee, le loro critiche, le loro recensioni riguardo al libro in sé, alla storia, al finale. Conoscere le opinioni altrui è fondamentale (ma non seguirle) o almeno non applicarle immediatamente. Fate tesoro di ogni consiglio, anche quello che vi sembrerà più insignificante (come i consigli del buon Gheler, ad esempio) poi che deciderete di seguirli o meno non ha importanza, perché inconsciamente vi avranno comunque influenzati. 
La più grande fortuna per un autore (ma credo anche per tutti gli altri) credo sia quella di avere qualcuno di fidato con cui condividere ogni aspetto, ogni idea, ogni insicurezza. E non parlo solo del libro concluso ma anche del seme che ha fatto germogliare la storia e del tempo necessario alla sua crescita. 

Condividere è la risposta.
Comprensione è la domanda.

Grazie per avermi seguito fin qui, Esploratori. Spero di rivedervi al prossimo consiglio del buon Gheler, l'ultimo (ma non ultimo) in cui vi parlerò nel bene e nel male della pubblicazione, di quell'ardua via attraverso case editrici e di quella porta spalancata con tanto di "welcome" che è il self publishing. 
Tante care cose!  

(Se non vuoi perderti le prossime uscite, poiché non avranno una cadenza prestabilita, diventa lettore fisso! O seguimi sulla pagina Facebook)


venerdì 12 giugno 2015

Scrivere un romanzo Fantasy: Stesura - I consigli del buon Gheler #3

Salute Esploratori!
Oggi affronteremo la terza fase di questa serie di consigli, probabilmente la più soggettiva. Se l'originalità e il carattere costituiscono l'anima del romanzo, la stesura ne crea il corpo. Non esiste un modo preciso di "stendere" una storia ma fondamentalmente ogni percorso deriva da due sole partenze (o da un misto di esse) ovvero: una stesura programmata, costituita da poche fasi, e una libera, in balia dell'ispirazione, del momento, del flusso creativo che può arrivare addirittura a cambiare l'intera storia senza che vi freghi qualcosa dell'idea iniziale; ma andiamo con ordine. Ad esempio, vi ricordo che:
  
I consigli del buon Gheler saranno fondamentalmente 5: 
3) Inizio, punti focali e finale: differenze tra una storia ben chiara e una che cresce nel tempo.
4) Conclusione. Revisione. Condivisione.
5) Pubblicare attraverso Editori o Self. 
5.1) Consiglio Bonus: Not Today! (che non è il titolo dell'articolo ma un "a tempo debito") 


C'è chi stende i panni e c'è chi stende le storie.

Personalmente tendo a una sola stesura semi-definitiva poiché, prima di questa stessa fase, ho praticamente già scritto un centinaio (esagero, di solito sono una 50ina) di pagine piene zeppe d'informazioni. Informazioni su ogni aspetto; il mondo, i popoli, i personaggi, la trama presente, il passato, le possibili conseguenze (spesso più di una) i possibili finali (spesso più di uno) così da non passare attraverso mille stesure, cancellazioni di interi capitoli, modifiche corpulente e quant'altro, come di solito fanno il 90% degli autori. Il che rende la stesura a più fasi il metodo più o meno ufficiale, che sta a metà tra una stesura programmata e una stesura completamente libera; quest'ultima da me chiamata "alla William Wallace" (Braveheart) per intenderci. 


Ok dai,
ancora 18 ore 15 minuti e 28 secondi di scrittura e avrò finito.
Che cos'è una stesura programmata?
Probabilmente un pugno nello stomaco alla vostra fantasia. Eppure è comunque un metodo capace di dare i suoi gustosi frutti. Si tratta sostanzialmente di mettersi a tavolino, dividere la storia in capitoli (che in questo caso deve essere già ben chiara) quindi privarla di possibili cambiamenti; poi dovrete scrivere una sorta di riassunto contenente le parti fondamentali di ogni capitolo, e addirittura calcolare il numero di pagine, il tempo di stesura per pagina e da veri matematici saprete anche quanto tempo vi ci vorrà per finirlo; Autori o Automi, questo è il dilemma!
Con una stesura programmata, se "oggi non mi va di descrivere scene di azione" nulla vi vieterà di saltare interi capitoli e passare ad uno più tranquillo. Un lavoro frammentato che nel suo intimo risulta funzionale ma che taglia letteralmente le ali alla fantasia, a nuove idee. Un libro scritto a tavolino risulta sempre ben costruito, con capitoli studiati, intrecci pensati in partenza, nessuna forzatura nella trama derivata da mancanze di idee o dal: non so più dove andare a parare. Insomma, sono un bel po' di punti a favore ma cosa c'è di sbagliato in tutto questo? La piattezza di sentimenti provata dall'autore, che inevitabilmente echeggerà anche tra le parole del romanzo. 



Freeedoooom!
Stesura alla William Wallace: Freeeedom!  
Stesura libera significa cedere al flusso creativo, all'ispirazione del momento e ignorare tutto ciò che ci siamo imposti mentre ideavamo la trama. La stesura libera permette alla storia di crescere con voi, di maturare con voi, di piangere e ridere con voi. Il metodo alla W.W. rende la scrittura decisamente piacevole. Senza alcun programma ma solo con l'accenno di una trama, scrivere di una morte improvvisa, di un colpo di scena inaspettato, vi farà sentire piacevolmente ingenui. Scrivere una scena di paura provando esattamente quello stesso sentimento dentro al cuore, vi aiuterà a passare quella paura anche al lettore.
Indubbiamente il "feeling" con le parole diventa maggiore, si riesce ad essere più poetici, ad esprimere nella totale spontaneità, ogni singolo stato d'animo. Forse ogni tanto non saprete più che pesci pigliare con la trama, forse richiederà più tempo, più interventi, più riscritture ma state certi che ne varrà totalmente la pena. Questo metodo personalmente lo uso soprattutto per scrivere racconti. Parto da una semplice idea, da un tema, e mi lascio trasportare dalla brezza, dal flusso creativo, guardandomi indietro solo alla fine del viaggio. Ed è una sensazione unica. Provare per credere!


Stesura "a metà strada" 
Come in ogni cosa, quando si parla di estremismi è sempre meglio restare nel mezzo e prendere il buono da entrambe le fazioni. Questo è più o meno il metodo che uso quando scrivo un romanzo. Riempio pagine d'informazioni con stesura alla W.W. senza fregarmene assolutamente della grammatica, della comprensibilità delle frasi a terzi, inserendo note di qua e di la e facendo indubbiamente dei gran casini. Dopo questa piena libertà, trovo utile passare a fare un po' l'automa. Quindi mi imposto un inizio, seleziono dei "punti focali" come cambi di trama, morte di personaggi, eventi importanti e via discorrendo, fino ad arrivare al finale (o ai più quando sono indeciso). Questo mi permette d'impostare lo scheletro del romanzo. Infine (cioè, infine in questo contesto, visto che in realtà è proprio l'inizio) passo alla stesura capitolo per capitolo senza mai saltarne uno. Se non ho voglia di descrivere quella scena lì, non la salto, mi prendo semplicemente una pausa. Ci tengo troppo a proseguire nella scrittura così come il lettore dovrà farlo con la lettura. So che molti autori scrivono centinaia di bozze, riscrivono i loro romanzi almeno cinque o sei volte; io non mi sono mai posto in questo modo, quindi se vi state chiedendo perché resterò per sempre un autore mediocre o giù di lì, ora avete la vostra risposta! Tuttavia credo che se l'autore in primis non è soddisfatto o felice del suo lavoro, allora nulla poi ha più senso, nemmeno la soddisfazione dei lettori.


La musica come catalizzatore
La musica, ragazzi. La musica è emozione, in un libro si cerca di trasmettere emozione, ergo: ascoltate la musica mentre scrivete! Ovviamente mi riferisco alla buona musica. Relativo, direte voi, e non potrei darvi torto. Però credo che, per un romanzo fantasy, la musica di vari compositori del calibro di Howard Shore, Hans Zimmer e John Dreamer (per citarne alcuni) vadano più che a sposalizio. Ma potrei dirvi anche Two steps from hell, Jasper Kid, Audiomachine, Thomas Bergersen, Wardruna, Steve Jablonsky e -PotreiAndareAllInfinito, citando anche la musica classica (Mozart è il mio preferito). Sinceramente so di essere forse un po' malato su questo aspetto, basti pensare che ho diviso tutti i brani in una playlist organizzata per "cosa mi ispira" ad esempio ho i brani che ascolto durante le scene d'azione, quelli più ambientali, o romantici, o epici, o di rovina e caos... perdo più tempo nel decidere che musica ascoltare che a scrivere.

E voi, autori, in che modo impostate la stesura del vostro romanzo? Dopo quante stesure decidete di averlo finalmente completato? E soprattutto, che musica ascoltate quando scrivete? Non siate timidi e lasciate un commento nel nome della condivisione!
E anche per oggi è tutto, Esploratori. Spero di rivedervi al prossimo consiglio del "buon" Gheler, in cui vi parlerò di come finalizzare il vostro lavoro attraverso la revisione e l'importanza della condivisione; dei pareri esterni. Spero di non avervi annoiato, alla prossima.
E ricordate sempre: Freeeedom!

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martedì 9 giugno 2015

Scrivere un romanzo Fantasy: Carattere - I consigli del buon Gheler #2

Salute Esploratori! 
Come promesso, oggi affronteremo uno degli aspetti più importanti (se non il più) che tuttavia non comprende solo il Fantasy. In quest'ultimo genero però, la caratterizzazione spesso non riguarda solo i personaggi ma anche il mondo in cui questi vivono e di conseguenza i popoli che l'abitano. La parola chiave è: carattere, quindi personalità, creare qualcosa che dia l'idea di essere sempre esistito, con un passato, dei modi di fare particolari, dei desideri, delle paure, dei rimpianti. Ma proseguiamo con ordine. Ad esempio, vi ricordo che:
I consigli del buon Gheler saranno fondamentalmente 5: 
2) Caratterizzazione del mondo e dei personaggi (E piccoli consigli sullo stile narrativo)
3) Inizio, punti focali e finale: differenze tra una storia ben chiara e una che cresce nel tempo.
4) Conclusione. Revisione. Condivisione.
5) Pubblicare attraverso Editori o Self. 
5.1) Consiglio Bonus: Not Today! (che non è il titolo dell'articolo ma un "a tempo debito")



1) Caratterizzare un nuovo mondo


Chi preferisce creare da zero ogni cosa, deve sapere che le idee funzionano come la legge della conservazione della massa di Antoine-Laurent (lo dico io ma è probabile che l'abbiano detto già altri) ovvero che nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto si trasforma. E anche le idee, l'ispirazione. Prendete qualcosa che già esiste nel mondo, una cultura, una nazione, e trasformatela a vostro piacimento. Prendete una matita e costruite la prima bozza di una mappa, sempre tenendo conto della storia che avete in testa. La mappa vi aiuterà a trovare nuove idee, nuovi percorsi e vi farà sempre da guida, specialmente quando vi toccherà descrivere il paesaggio; mai farlo senza la mappa del vostro mondo sotto il naso. Il mio consiglio è di trovare già da subito il nome alle vostre terre, ai boschi, alle città, alle montagne e a ogni singolo stelo d'erba, se necessario. Facendolo già da subito, i vostri personaggi potranno nominare luoghi legati al discorso o utilizzarli come punti di riferimento; non che il lettore andrà a indagare sulla mappa tutte le volte ma farlo renderà più vera la situazione. Se siete in vena di scrivere e di ideare, se desiderate mettere in chiaro ogni singolo aspetto così da far credere a chiunque che quel luogo esista davvero, potete "giocarci" in centinaia di modi. Quindi creare delle leggende legate ai luoghi, del folklore legato ai nomi, al mondo, agli astri e all'universo - anche dei falsi miti per depistare il lettore e sorprenderlo rivelando infine tutto l'opposto. Un'altra buona idea è quella di scrivere delle canzoni -o solo il loro titolo, studiare la flora e la fauna del nostro mondo basandovi soprattutto sul clima e popolare le vostre terre. Ovviamente potrete anche inventarvi tutto di sana pianta, come piace fare a me; stiamo pur sempre parlando di un fantasy, non dovete obbligatoriamente seguire le regole legate alla nostra natura. 
- Inserite tutte queste informazioni in un libro a parte, in un file diverso dal quale, una volta iniziato a scrivere, potrete estrapolare le informazioni che vi servono. Non lasciate che questo vi annoi, soprattutto se volete rendere vero ed originale il tutto, senza contare che ogni singolo elemento contenuto in questa vostra sorta di guida, influenzerà e non di poco l'intero libro che scriverete. Cercate di essere il più dettagliati possibile, scrivete, scrivete e scrivete, con la passione potrete persino darla in barba a Dio e creare il vostro mondo in meno di sette giorni. E, a proposito di giorni, la cronologia, il calendario è fondamentale tanto quanto lo è la mappa. Le date, i mesi, le stagioni; scegliete voi se dar loro un nome e un numero diverso o se utilizzare la classica formazione da 24h 7giorni 4settime 4stagioni 12mesi e via discorrendo. Perché sapete, nulla vi vieterà mai di dare ai giorni più, o meno ore, di dare alle stagioni più, o meno mesi, o di renderle perenni, legate ai luoghi più che al tempo; cominciate a percepirlo adesso il profumo della libertà? 
Nessun uomo può sentirsi davvero libero finché non scrive un romanzo fantasy; ma questa è solo l'ennesima mia opinione, forse anche un po' banale ma in cui credo fermamente; per ora. 



2) Caratterizzare un popolo 

Se non avete intenzione di riprendere il classico inserendo elfi, nani, orchi e compagnia bella, allora vi toccherà anche caratterizzare i vostri popoli. Come già accennato prima, una buona partenza potrebbe essere quella di ispirarsi a culture già esistenti, modificandole, unendole, prendendo un po' di questo e un po' di quello. Gli aspetti da considerare, qui, sono molti. Fisiologia, habitat, lingua (e relativi detti, modi di dire, imprecazioni, accenti; più ci lavorate e più sembrerà vero) quindi abiti e cibi tipici del luogo, nonché costumi e tradizioni; queste ultime particolarmente. Date loro un passato dal quale estrapolare miti e leggende e, perché no, detti per lo più cianciati dagli anziani. Studiate bene le loro leggi, scrivete una nuova costituzione se necessario ma per leggi parlo anche di leggi naturali, fisiologiche e, soprattutto, magiche; se decidete che la magia debba far parte della vostra storia, ovviamente. Personalmente tendo a evitarla, o ad affidarla ad altro, visto il largo abuso che se ne fa nel mondo del fantasy. Il consiglio del buon Gheler è quello di usare un "luogo" che sia un foglio o un foglio elettronico, diverso per ogni razza. Scrivete, riempite pagine, più pagine del libro stesso se necessario. Più saranno dettagliati questi popoli e più sembreranno davvero vivi. Quindi affidate loro un credo (non necessariamente una religione) ma che sia bene o che sia male, qualsiasi popolo (soprattutto se umile e povero) tende a crearsi i propri miti. Che questi poi siano veritieri o soltanto l'appiglio di molti disperati e\o fanatici, è una vostra scelta. Se studierete tutto ancor prima della stesura del libro, diventerà estremamente facile raccontare al lettore di quel nuovo mondo. Allo stesso modo se un popolo già esiste, seppur soltanto nella vostra mente, state certi che sarà mille volte più facile scrivere di esso o comprenderlo alla prima lettura. Ad esempio, un buon punto di partenza potrebbe essere questo: parliamo di un popolo che si basa su cosa? Sulla forza militare? Sull'organizzazione e sulla strategia? Sulla forza bruta? Un popolo pacifico? Uno legato alla natura? Alla magia? Organizzato dalla monarchia o da un governo? Da un capo clan? Da un "padre"? O è un popolo libero? Nomade? Le scelte sono pressappoco infinite.



3) Caratterizzare un personaggio 

Come ultima ma non ultima e sicuramente non meno importante, abbiamo la caratterizzazione di un personaggio. E vi ho risparmiato quella sulle bestie fantastiche, sulla magia, sulla natura, sugli stivali color blu comando stellare (giuro che esiste davvero) e sulle merendine al cioccolato avvolte in carta fucsia bordesto lillato (anche questo); andiamo, cosa c'è di più buono di una merendina al cioccolato che si lascia mangiare con carattere e dignità? Assolutamente niente.
Ma passiamo alle cose meno buone da mangiare; come si caratterizza un personaggio in modo da non farlo sembrare piatto e privo di un'anima? Beh, per prima cosa evitare i soliti cliché non sarebbe certamente un cattivo inizio, come ad esempio, chesso': Ragazza bella e forte che non sa chi scegliere tra quello con i muscoli e quello con il cervello; ragazzo prescelto da una profezia e destinato a salvare il mondo dal male; vecchio mago dispensa consigli, che è troppo saggio per dire le cose come stanno già da subito; super cattivo che si perde in chiacchiere dando così l'opportunità al prescelto di vincere... e via discorrendo ma questa è un'altra storia, e pertanto si dovrà narrare in un altro luogo e tempo. Carattere. Carattere vuol dire motivare una scelta, un modo di esprimersi, è ciò che ci rende diversi e unici. Con un carattere ben costruito non incapperete in cambi di personalità non voluti (o almeno ingiustificati) e non permetterete al vostro personaggio di prendere scelte che in realtà non asseconderebbe. Mettete nero su bianco ogni singolo dettaglio, magari partendo dall'aspetto. Colore dei capelli e degli occhi, abiti, tratto distintivo tipo una cicatrice, un neo, persino un tic nervoso o un termine, un'imprecazione che questo utilizzerà spesso per farsi riconoscere. Un modo di camminare, un vizio, un soprannome; sembreranno banalità di primo acchito ma vi assicuro che senza tutto ciò vi sentirete estremamente ripetitivi nel chiamarlo per nome ogni singola volta. Ed eviterà gaffe tipo che all'inizio del libro il vostro personaggio avrà gli occhi verdi e cento pagine dopo, invece, azzurri; banalità, e chi lo nega ma il mio obiettivo qui è aiutarvi, non dire la mia. E a proposito di dire la mia: secondo me medesimo, ciò che più caratterizza un personaggio è quasi sempre il suo passato insieme alle sue paure. Tutti sono bravi a rendere forte e utile un protagonista principale o uno secondario ma, il lato più umano, emerge sempre nella paura e nella debolezza. Quindi bisogna sempre ricordare che sì, il nostro protagonista è forte, è testardo, è sempre pieno di risorse e di speranza ma il primo passo verso la piattezza è restare legati all'immagine che ci siamo fatti di lui inizialmente. Così come un cattivo non sarà mai totalmente cattivo, un buono non sarà mai totalmente buono. Più tempo dedicherete alla costruzione di un personaggio e più sarà per voi come diventare buoni amici; esatto. Diventate amici dei vostri personaggi e saprete esattamente cosa questi potrebbero dire o fare nella situazione che voi stessi, da fruitori del destino, donerete loro. Questo è forse il consiglio meno tecnico, meno pregno di un reale significato che non sia soltanto poetico ma è la verità in cui credo dal giorno in cui ho iniziato a scrivere; diventate amici dei personaggi che create. Anche di quelli stronzi a cui non rivolgereste mai nemmeno una parola. 



4) Consigli narrativi

Ogni persona ha un proprio stile narrativo, e chi lo nega. Ci sono però alcuni consigli fondamentali che mi sento di dover dare a chi scrive. Ebbene, esistono fondamentalmente 4 punti cardine nella narrazione:

Trama (eventi che portano avanti la storia)
Descrizioni (principalmente di personaggi e luoghi)
Dialoghi (sapete no, quando due personaggi immaginari riescono a incastrare parole tra due virgolette o parentesi per dirsi cose)
Pensieri (i vostri ma anche quelli dei personaggi)

- E a questi poveri punti cardine, molto spesso, accade che gli autori decidono per sfizio di intrecciarli, di fonderli, cadendo facilmente nel banale. Se state descrivendo un evento di trama, non dovete metterci nel mezzo spiragli di descrizione. "...E Rogar afferrò la sua ascia bipenne e la sollevò verso l'alto, sovrastando i suoi bellissimi capelli fulvi che scintillavano nella notte buia..." per carità, no. Dovete prendervi il giusto tempo per descrivere i bellissimi capelli fulvi di Rogar e il giusto tempo per descrivere la scena in cui questo spacca la testa a un chicchessia.
- O nei dialoghi. "Ciao Rogar. Ehi, i tuoi capelli sono meno fulvi del solito oggi. Senti, pensavo di andare a caccia, tu e la tua barbona intrecciata volete farmi compagnia?" Beh, se proprio il personaggio che sta parlando a Rogar volete farlo sembrare un imbecille superficiale, accomodatevi pure! 
- Quindi, a rigor di logica, se state filosofeggiando sulla vita e sulla morte... "Lui non voleva farlo, era stato costretto dagli eventi, dalla sfortuna. Rogar odiava uccidere, lo faceva sentire sporco, appesantiva la sua anima e i suoi occhi azzurri come il cielo d'estate in riva al mare del sud versavano incessanti e involontarie lacrime quando vedevano una vita spezzarsi" Ci siamo capiti, no? 
- Trama e dialoghi, al contrario, sono indissolubili, inseparabili. Un dialogo è quasi sempre un pezzo di trama e viceversa. 
- Per concludere, la regola da seguire sempre quando si scrive è soltanto una ed è estremamente semplice da ricordare: dare il giusto tempo alle cose, non mescolarle per fretta o per voglia di proseguire nella trama. 

Per oggi è tutto, esploratori! Ammetto di aver scritto un bel papiro, un bel mattoncino duro da digerire perciò almeno con i saluti cercherò di farla breve. Spero di rivedervi al prossimo consiglio del buon Gheler, nel quale vi parlerò di come costruire una storia e delle differenze che nascono inevitabilmente tra una pensata in anticipo e una che cresce durante la stesura; io sono per un misto di entrambi. 





5) Caratterizzare i draghi
Nah, tranquilli, loro sono e saranno sempre fighi, ben voluti e mai troppo abusati.  
I draghi sono come la cioccolata; piacciano a tutti. 








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venerdì 5 giugno 2015

Scrivere un romanzo Fantasy: Essere Originali - I consigli del buon Gheler #1

Salute esploratori! 
Da molti giorni ormai pensavo di condividere con voi la mia breve esperienza nell'ambito della scrittura - circa 8 anni come uno qualunque, 2 come autore. Ovviamente per scrittura mi riferisco alla costruzione di un romanzo Fantasy, nel quale posso dire di avere una certa esperienza. E, seppur per modestia tendo sempre a chiamare "la mia discutibile opinione" qualsiasi consiglio io decida di divulgare, questa volta non lo farò. Mi limiterò semplicemente al mio modo di fare, con la premessa che quando si parla di scrittura si entra sempre nella soggettività, quindi sarà compito vostro assimilare, semplicemente leggere per curiosità o ignorare tutto ciò che avrò da dirvi.

I consigli del buon Gheler saranno fondamentalmente 5: 
1) Essere Originali.
2) Caratterizzazione del mondo e dei personaggi (E piccoli consigli sullo stile narrativo)
3) Inizio, punti focali e finale: differenze tra una storia ben chiara e una che cresce nel tempo.
4) Conclusione. Revisione. Condivisione.
5) Pubblicare attraverso Editori o Self. 
5.1) Consiglio Bonus: Not Today! 

ESSERE ORIGINALI 
La verità è che spesso anche la non-originalità ha i suoi meriti, quando vale, ma credo che distinguersi dalla massa sia un'ideale sicuramente degno di stima, per il coraggio e per la capacità. Non è mai facile nuotare contro corrente, soprattutto in un mondo come quello dell'editoria. Nessuno può insegnarvi a essere originali, soprattutto perché una storia nasce dall'ispirazione e l'ispirazione è qualcosa d'impossibile da catturare, da cogliere, da far consapevolmente emergere. Io credo che l'unica cosa che possa realmente influenzarla, sia la passione. Eppure tra un'idea e un'idea originale resta comunque un abisso. Allora qual è questo dannato consiglio per il quale hai iniziato a leggere questo articolo? 
L'odio
Lo so, lo so, l'odio è una brutta bestia ma non qui, non questa volta, non oggi. Odiare è uguale a rinnegare, e se odiate (Platonicamente) tutto ciò che già è stato scritto, se odiate tutti quegli stucchevoli sottogeneri, cliché compresi; se rinnegate la moda, allora avrete regalato alla vostra ispirazione una nuova strada da poter percorrere. Sarà lei, poi, a fare tutto il resto. 
Ci tengo a sottolineare che l'odio di cui parlo è puramente astratto, e che forse questo è un consiglio più soggettivo che oggettivo.
Per citare il mio, di romanzo Fantasy, Adne una volta disse: "Credo che senza l’odio, l’amore l'originalità non avrebbe avuto motivo di fiorire. Forse l’odio è il seme dell’amore dell'originalità" ma questa è un'altra storia.

Grazie del tuo tempo, esploratore! Questo post, in verità, fa più da vetrina ma se hai trovato quel pazzo consiglio in qualche modo utile o vero, farmelo sapere gli darà ancora più senso, nonché ne darà a me personalmente; così come la condivisione. Spero di rivederti al prossimo consiglio del buon Gheler, nel quale vi darò un paio di dritte e di storte su come caratterizzare ogni aspetto della vostra storia, senza tralasciare due o tre parole su come strutturarlo narrativamente, dando il giusto tempo a: trama, dialoghi, descrizioni e pensieri.  
Si accettano pacifici scambi di opinioni. Cccciao! 

- Antonio Polosa 

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