venerdì 13 novembre 2015

Alba - Short film - Immagini in anteprima

Salute, Esploratori! 

Il mio racconto, Alba, sta per diventare un cortometraggio. 
Poiché manca ormai poco all'uscita del primo teaser, ho deciso di condividere con voi
alcuni frame, pubblicati sulla pagina Ozne Production, a cui va
il merito per la bellissima fotografia che il corto avrà.


















A breve pubblicheremo alcuni mini teaser, poi, con il trailer ufficiale, 
vi sveleremo la data di uscita!
Restate sintonizzati, a presto...
#Alba 


In foto, parte del cast.

lunedì 9 novembre 2015

Fiaba - Isidoro

Isidoro

Questa che vado a raccontarvi, non è di certo quel tipo di storia che un adulto vorrebbe vivere o sentire. Forse perché i più non la capirebbero (e lo dico certamente con molta presunzione) o forse perché si credono ormai troppo maturi, e quindi troverebbero la sua morale non adatta alla loro età ma la verità è che un libro (o un racconto come in questo caso specifico) può essere letto anche al contrario, partendo dalla sua fine per raggiungere l'inizio. Poiché questo racconto è dedicato a chi sa leggere i libri in tutti i versi possibili (i bambini) non starò qui a spiegare agli adulti cose che invece dovrebbero comprendere da sé. Insomma, date un libro in mano a un bambino; questo, non capendone un accidente, potrebbe aprirlo al contrario, sottosopra, di lato e: ta dah! ecco che da esso nasce una storia diversa con un significato diverso. Date quel libro a un adulto e lui, che dice di sapere molte cose, lo aprirà da un solo verso e leggerà unicamente nella direzione in cui scorrono le parole sensate. Voi piccoli dovreste ridere di loro quando fanno così. Un libro non è un insieme di ciottoli che formano una strada, un libro è un insieme di ciottoli che formano una montagna, e quando si scala una montagna non lo si fa mica percorrendo una salita ripida e dritta. Insomma, sono proprio pazzi, scelgono sempre la via più difficile; Ma torniamo a noi.
Questa che vado a raccontarvi è la storia di un bambino di nome Isidoro che, un brutto giorno di fine Ottobre, si ritrovò improvvisamente solo nel mezzo di un vastissimo deserto. Ma cosa ci fa un bambino di cinque anni solo nel deserto, mi chiederete voi? Beh, io dico di no, che non è una domanda che potete farmi. E quindi voi, che state leggendo o ascoltando ciò che sto narrandovi, certamente non potete chiedere una cosa del genere a un foglio di carta sporco d'inchiostro o a qualcuno che, in mia vece, vi parla del piccolo Isidoro. Quindi, chiarito questo dolente punto (quello che afferma senza possibilità di obiezione che non potete pormi domande sul come, sul cosa e sul perché) riprendo la narrazione.


Isidoro si trovava nel mezzo di questo vastissimo e caldissimo deserto dalla sabbia rossa, talmente rossa da sembrare fuoco in polvere. Solo e abbandonato, il piccolo Isidoro vagò in lungo e in largo finché non trovò finalmente un piccolo riparo. Una roccia, rossa anch'essa, emergeva minacciosa dalla sabbia, offrendole un istante di riparo dal sole. Isidoro si accomodò nella sua ombra e, preso dalla stanchezza dell'infinito vagare, si addormentò.
In sogno gli apparve un Genio, veniva fuori da una lampada luminosa fatta di oro rosso. Questo Genio però a Isidoro parve un po' tonto e buffo, il che è ridicolo, se ci pensate, per un potente mago che prende il nome di Genio. Ma subito il bambino dovette ricredersi. "Io sono il principe della sabbia" annunciò questo a gran voce. "Il deserto è la mia dimora. Senza di esso io non vivo, ma con esso a tagliare in due il mondo, le persone che vogliono raggiungere l'altra metà della terra rischiano la morte. Non desidero lasciare la vita, perciò il deserto continuerà a esistere, ma non desidero neppure la morte tua, piccolo uomo"
"Allora aiutami a tornare a casa" disse Isidoro, stanco e assetato.
"Questo ed altro farò per te" rispose il Genio. "Ma i miei poteri non valgono nulla senza i tuoi desideri. Perciò dimmi, piccolo uomo, cosa desideri davvero?" Isidoro, colto di sorpresa, restò un attimo lì a pensarci. "Prima che parli, però" lo interruppe il Genio non appena lo vide sollevare lo sguardo, "devi conoscere le regole della mia magia, che per noi Geni non sono mica tutte uguali. Stammi bene a sentire perché parlerò una sola volta. Posso esprimere i desideri che riguardano soltanto la tua persona, e soprattutto non posso spostarti da un luogo all'altro come ti pare. Posso renderti più astuto, posso farti diventare intelligente, posso allungare il tuo passo ma non posso evitare che tu soffra la fame o la sete, perché i miei desideri si protraggono nella breve eternità del corpo e allora ti dimenticheresti di mangiare e di bere, morendo. E soprattutto, posso far avverare soltanto una di queste cose, quindi bada bene a ciò che desideri"
Isidoro tirò un lungo, lunghissimo sospiro, per infine sorridere al Genio in modo beffardo.
“Allora voglio diventare un adulto” disse, convinto e a testa alta. “Gli adulti hanno il passo più lungo di un bambino, sono più astuti e intelligenti e riescono sempre a cavarsela, anche da soli, mentre noi bambini abbiamo sempre bisogno di un adulto per fare le cose difficili” il Genio gli sorrise di rimando, schioccò le dita e Isidoro si ritrovò improvvisamente più alto, robusto e forte. Si mise quindi a ridere e andò via, credendo di aver ingannato il Genio che a lui pareva nuovamente un tonto.
C'è da dire però che Isidoro riuscì davvero ad attraversare il deserto in tempo ma solo grazie al suo passo più lungo. Una volta tornato nel mondo delle persone però, si accorse di essere lui il tonto. Era sì adulto, ma nella testa restava ancora un bambino che non sapeva fare niente senza i propri genitori. E a proposito di genitori, i suoi lo cacciarono di casa. “Sei un adulto, adesso devi cavartela da solo” ma Isidoro, che di adulto aveva solo il corpo, non sapeva cucinare, non sapeva lavare, stendere, stirare; fu un gran casino. E la parte peggiore era quando doveva lavorare. Avendo ancora la testa di un bambino di cinque anni, spesso si dimenticava degli impegni e iniziava a giocare con qualsiasi cosa. Con le matite, con i fogli di carta, poi faceva errori grammaticali gravissimi, metteva le H dove non doveva e sbagliava tutte le doppie o gli accenti. Le persone ridevano di lui, lo prendevano in giro (proprio come facevano i bambini di cinque anni tra loro) e quando il capo dell'ufficio lo licenziò Isidoro si ritrovò anche senza più soldi.
Allora, triste e disperato, Isidoro camminò con le sue gambe lunghe fino a metà del grande deserto, precisamente un anno dopo, ovvero il 31 di ottobre. Il Genio era lì e lo stava aspettando.
“Voglio esprimere un altro desiderio” disse.
“Va bene, ma solo se ti è utile ad attraversare il deserto” rispose il mago. “E tornare bambino non lo è. Le tue gambe corte ti farebbero morire di sete”
“Non voglio tornare bambino” specificò Isidoro, “i bambini non sanno proprio cavarsela da soli, quindi desidero che tu mi faccia diventare più intelligente”
“Ma questo non ti aiuterà mica ad attraversare il deserto, visto che ci riesci benissimo anche così” obiettò il Genio.
“Ti avevo chiesto di farmi diventare come un adulto, non di far crescere solo il mio corpo!” urlò Isidoro, rosso in volto per la rabbia. “Adesso tu mi farai diventare intelligente e sai perché? Perché sono uno stupido bambino testardo e non me ne andrò da qui finché tu non mi avrai fatto diventare intelligente. Se non lo farai, morirò di fame. Quindi ecco come questo mi aiuterà a uscire dal deserto” il Genio parve enormemente sorpreso dalla sua trovata.
“E sia” decretò il Genio. Improvvisamente Isidoro diventò una persona intelligente, e la prima cosa che comprese, in quel momento, fu l'ingiustizia del suo gesto.
“Ti chiedo scusa” disse Isidoro, dispiaciuto per davvero. “Ho sbagliato, e adesso desidero che tu mi dia della saggezza per non sbagliare un'altra volta”
“E questo in che modo ti aiuterà a superare il deserto?” domandò il Genio, curioso.
“I sensi di colpa mi divorano la mente, non riesco a perdonarmi. Adesso ho paura di sbagliare di nuovo, pensavo che l'intelligenza mi avrebbe aiutato a fare tutte le cose giuste, ma adesso capisco che è la saggezza di cui ho bisogno per non commettere altri errori. Senza di essa non me ne andrò”
“E va bene” il Genio schioccò le dita e Isidoro sentì un'immensa saggezza dentro al cuore.
“Ho usato la mia intelligenza per chiederti la saggezza, sono stato avido” disse improvvisamente Isidoro, piangendo a fiotti. “E adesso mi sento ancora più in colpa. Dimmi, Genio, cosa serve a una persona per non sbagliare mai?”
“Non lo so” disse il Genio. “Io aiuto solo le persone ad attraversare il deserto così che il mio egoismo, il mio desiderio di vita, il quale divora mezzo mondo, non mi faccia sentire in colpa”
“Oh, allora forse puoi darmi un po' di egoismo. Così non penserò più a come ti ho preso in giro, ma penserei piuttosto di tornarmene a casa”
“Va bene” sbuffò il Genio, stanco. E Isidoro, adesso che sentiva di essere diventato una persona egoista, abbandonò il deserto e tornò in città, dove tutti lo accolsero come un vero adulto. Non perché fosse egoista, sia chiaro, ma perché credeva di aver finalmente capito da che lato andavano lette le storie.

-Antonio Polosa


venerdì 6 novembre 2015

Sconti: ultimo giorno

Salute, esploratori!
Oggi, 6 novembre, è l'ultimo giorno nel quale potete comprare gli ebook di Gheler l'esploratore a prezzo ribassato. Stiamo parlando di un risparmio di quasi 7 euro, mica spiccioli, no?
(Lo sconto è applicato su gran parte degli ebook store)


Ricapitolando:

 Il legame dei draghi 

da: 2,99 €
a: 1,49€

(Metà prezzo)
 L'isola di Eben 

da: 3,99 €
a: 1,49 €

(Scontato di 2,50€)
La guerra dei quattro eserciti

da: 3,99 €
a: 0,99 €

(Scontato di 3€)



martedì 27 ottobre 2015

Ebook scontati fino al 6 Novembre

Salute, esploratori!
Vi scrivo per annunciavi che, da oggi fino al 6 novembre, la prima parte della saga di Gheler l'esploratore sarà scontata del 50% (e più) su tutti i digital stores!
- Quindi non solo su Amazon

 Il legame dei draghi 

da: 2,99 €
a: 1,49€

(Metà prezzo)
 L'isola di Eben 

da: 3,99 €
a: 1,49 €

(Scontato di 2,50€)
La guerra dei quattro eserciti

da: 3,99 €
a: 0,99 €

(Scontato di 3€)







Per un risparmio, sull'intera saga, di quasi 7€!
Insomma, cosa volete di più dalla vita, 
visto che sono anche Lucano?






martedì 6 ottobre 2015

Articolo - IL minestrone di spade - Game of Thrones

Salute, Esploratori. Non è mai stata mia intenzione quella di scrivere articoli o recensioni su questo blog, ma da oggi, in modo totalmente random, inizierò a farlo. Non a caso siamo esploratori, quindi solcheremo ogni sorta di via (per poi parlarne malissimo)

Ordunque:
Se nel mondo esistesse Il trono di serieTv, potremmo star certi che o attraverso elezioni, o attraverso il sangue e la conquista, su di esso siederebbe Il Trono di Spade. Ma per quanto? La prima cosa che la saga di G.R.R. Martin ci insegna, è che l'ambizione e il potere portano inevitabilmente alla creazione di nemici giurati, pronti a decapitare, assassinare o avvelenare il proprio Sovrano. E di serie tv che meritano quel trono ce ne sono tante, ma allora perché la saga di Martin domina incontrastata, soprattutto sul web?
Grazie al Fandom, anche chi non ha mai visto il telefilm conosce inevitabilmente parecchie cose su di esso. Ovviamente non farò spoiler, che già per chiunque inizi a seguire questa serie, la strada del web diventa un inferno privo di compassione.
Ma torniamo a noi. Credo, con molta umiltà (e assicurandovi che sì: ho letto tutti i libri e visto tutte le stagioni) che i segreti alla base del successo di GoT siano più di una singola trovata geniale, e più della mera propaganda. In A Song Of Ice and Fire, titolo originale della saga “libresca” di cui la serieTV ne è l'adattamento, c'è veramente di tutto. Stiamo parlando di un grosso minestrone, grosso più della panza del Martin, che mischia (sicuramente in modo magistrale, seppur spesso inciampando nella noia) ogni singola idea già solcata in solitaria da altri, aggiungendo qua e là le sue idee originali.
Mi spiego meglio.

IL MINESTRONE DI SPADE:
Ricetta:
- Avere con sé un mondo Fantasy (se è ispirato alla gran Bretagna del 400, anch'essa invasa dagli Andali e divisa in sette regni, tanto meglio)
- Aggiungere intrighi di corte e conflitti ispirati a una guerra realmente accaduta (Per citarne una, tipo quella delle due rose; Lancaster e York)
- Condire l'impasto con almeno due paia di tette - in media - a puntata (più altre nudità o atti sessuali estremamente gratuiti)
- Mescolare il tutto in un contenitore di violenze - sempre gratuite (almeno una per puntata)
- In seguito aggiungere scandali, vanificazioni, trame che sembrano importanti ma che finiscono male e morti, morti, morti; tante morti, in modo che la forma di questo minestrone diventi simile a quello della disperazione.
Avvertenze: ogni singolo boccone può risultare estremamente difficile digerire.
(Anche se non quanto il tempo d'attesa tra un libro e l'altro.)
- Spesso, nei momenti di odio, mi piace chiamare questa saga con l'acronimo: BP3DZ. Ovvero: un Beautiful Porno con Tre Draghi e qualche Zombie.
Nei momenti d'amore, al contrario, mi piace lodare il grandissimo lavoro dell'autore, perché sì, lo si può criticare in tutti i modi che volete (tipo che ci mette secoli a scrivere un libro) ma il merito, quando obiettivamente meritato, non lo si dovrebbe negare mai a nessuno.
Nei momenti a metà tra l'odio e l'amore, piango.

- Ma, tornando nuovamente al tema dell'articolo, cosa intendevo davvero quando ho affermato che: mischia ogni singola idea già solcata in solitaria da altri, aggiungendo qua e là le sue idee originali?
Faccio degli esempi un po' stupidi.
Ti piace Beautiful? Puoi guardarla. Ti piace The Walking Dead? Puoi guardarla. Ti piacciono gli intrighi di corte? Puoi guardarla. Ti piacciono le tette? Puoi guardarla; oh sì, se puoi. Ti piace la violenza, il sangue, la morte? Anche tu amico, anche tu puoi guardarla. Ti piace ridere? Ha i suoi momenti. Ti piacciono i draghi? (Domanda banale, a tutti piacciono i draghi) Martin questo lo sa, e ne ha inseriti ben 3! Ti piacciono le storie d'amore? Quelle drammatiche che finiscono male? Esatto. Ti piacciono i lieto fine? Ami veder trionfare la giustizia? Davvero? Allora sei un figlio dell'estate.
- Credo sia questo il segreto del suo successo, accompagnato ovviamente dalla giusta propaganda e dalle infinite persone che sul web creano capolavori dei tempi moderni, tra vignette e foto-ritocchi.
Ma se devo dirvi davvero la mia modesta opinione, questi che ho elencato possono essere considerati tutti punti a sfavore. Omettendo che, così come una sceneggiatura in cui non muore mai nessuno diventa estremamente irreale, fastidiosa, lo stesso può accadere in una dove muoiono praticamente tutti e ogni storyline prende il gusto dell'inutile, del tempo sprecato.

- In conclusione, vorrei dire una cosa a tutti quelli che seguono la saga per gli intrighi di corte e che continuano a preferire “Il gioco del trono” alle “Cronache del ghiaccio e del fuoco”: L'inverno è arrivato, bitches.

The true King



- Antonio Polosa

lunedì 21 settembre 2015

Giveaway #Gheler - Vincitore


Salite, esploratori!
Con un piccolo ritardo, vi annuncio il vincitore del giveaway sul secondo volume de L'isola di Eben.
A condividere la foto del primo volume utilizzando l'hashtag #Gheler, sono stati in 6.
Qui di seguito, vi elencherò le 5 foto sfigate che non sono state estratte:


Luca
Vanessa


Jonathan

Ledah

Roberto


E quella mancante, che riporto qui sotto, è quella del vincitore!
Ilenia, tra l'altro, vinse il primo volume allo stesso modo, in un giveaway. Che dire, se vi sentite degli sfigati dopo questa estrazione, prendetevela con la sua fortuna!


Gheler e il Dragosauro
O il Drago-rex?

martedì 15 settembre 2015

Giveaway - L'isola di Eben #Gheler

Salute, Esploratori!
In vista dell'uscita del secondo volume cartaceo della saga di Gheler l'esploratore, "L'isola di Eben" non potrei assolutamente farvi mancare un Giveaway, uno semplice, banale, che non richiede alcuno sforzo esagerato.
Esiste una sola regola fondamentale per partecipare: essere in possesso del primo volume, Il legame dei draghi, che sia cartaceo o in ebook sul vostro eReader.
Per partecipare all'estrazione random, quindi, vi basterà condividere una foto della vostra copia de "Il legame dei draghi" (copia cartacea o formato elettronico) su Facebook o su Twitter utilizzando l'hashtag #Gheler e inserendo anche il link a questa pagina; ovviamente quelli privi del link -> http://bit.ly/1is6J3J <- non verranno presi in considerazione.
Il giveaway durerà da oggi fino a domenica 20 alle ore 24:00; l'estrazione e la premiazione avverrà nel giorno seguente, lunedì 21.
Provvederò io a contattarvi tramite messaggio privato.
#Gheler

L'isola di Eben

Ricapitolando: Condividete una foto della vostra copia, cartacea o ebook, de "Il legame dei draghi" utilizzando l'hashtag #Gheler e inserendo il link a questo post.
Semplice. Diretto. Pulito.
Il vincitore riceverà una copia autografata de "L'isola di Eben"!

Eccovi due esempi:

Per sfortuna Mario non ha inserito il link, quindi non parteciperà all'estrazione nonostante i giorni d'anticipo!


Se proprio volete fregarmi scaricandovi solo la cover,
sappiate che L'isola di Eben è un secondo volume!
Chi inizia una saga dal secondo volume?
(Io quando sbaglio a comprare libri)
#Gheler


lunedì 31 agosto 2015

Racconto - Alba

Alba

Una scossa.
La polvere che cade giù dal soffitto.
Il cuore di Alba che sussulta e il suo volto lentigginoso che si guarda intorno. Gli occhi grandi e intelligenti scrutano i cartoni colmi di vecchi ricordi con paura.
"Resta qui" le aveva detto sua madre. Un ripostiglio quadrato con gli angoli tappezzati di ragnatele; Alba conosceva la parola "aracnofobica" e lo era diventata dopo averla scoperta. Era anche claustrofobica ma prima di quel momento ancora non lo sapeva.
Un'altra scossa.
Delle urla.
Alba strinse i piccoli pugni e si lasciò sfuggire un rantolo sommesso, poi immediatamente si tappò la bocca. "Non farti scoprire" le aveva invece detto suo padre. Da chi o da cosa non lo sapeva, non le importava. Alba aveva appena otto anni ma ne dimostrava molti di più, o almeno le piaceva crederlo ma la verità era ben diversa; Alba era la più bassa della sua classe e anche la più derisa. Piangeva spesso, rideva solo in presenza dei suoi genitori e adorava perdersi nei propri pensieri. "Immagina di essere su una barca, in un mare in tempesta" e lei ci stava provando. Quei rumori assordanti erano tuoni, le urla solo il vento forte che attraversa spazzi angusti, quel ragno il capitano che mai abbandona la nave.
La scossa che seguì le gettò addosso uno dei cartoni. Vecchie foto, libri e altre cianfrusaglie la ricoprirono completamente dalla testa ai piedi. Alba trattenne a stento un grido. Agitò le braccia e si liberò degli oggetti come se il loro solo contatto gli provocasse dolore. Il suo respiro diventò sempre più pesante, aveva bisogno di aria pulita, di fuggire via dalla presenza del ragno. Alzò lo sguardo; dov'era? Si guardò intorno con ansia, schiacciandosi il pugno contro le labbra. Il capitano della nave giaceva poco distante, tramortito prima dalla caduta e infine schiacciato da un anonimo album di foto. Aveva le zampe raggomitolate sul busto e adesso che aveva smesso di muoversi, di incutere timore, quella piccola e indifesa creatura smosse qualcosa nel suo cuore. Improvvisamente si ritrovò a provare per lui della pena.
Indossava un bianco tutù poiché, prima dell'arrivo della tempesta, Alba si stava preparando al saggio di danza classica.
Un rumore di spari la riportò alla realtà. Era lei adesso il capitano della nave. "Barra a tribordo" sussurrò. Non sapeva cosa significasse quel comando, l'aveva solo sentito dire in uno di quei film che guardava sempre suo padre.
Qualcun altro come lei urlò un comando in una lingua straniera ma era lontano, in strada. Sembrava molto arrabbiato. Alba scostò le cianfrusaglie e poggiò la schiena contro il muro, abbracciandosi le gambe e infilando la testa fra esse. Strinse forte sulle orecchie e i suoni esterni diventarono più cupi e distanti. Forse se riusciva a non sentirli più poteva cambiare le cose.
"Sono più forti di noi" ricordò. Era stato suo fratello maggiore a dirlo. "Vinceranno loro" quindi era quello il prezzo della sconfitta? Una buia e polverosa cantina? Allora non biasimava per niente i vincitori.
Una volta le era capitato di vincere un premio al campo estivo. Lei lo aveva condiviso con tutti gli altri. Non le era piaciuto lo sguardo di chi stava sotto il podio, tutto pieno zeppo d'invidia e odio. Concluse quindi che nemmeno vincere le piaceva. Dunque cosa bisognava fare? Forse semplicemente condividere sia la cantina buia che il podio con tutti.
Provò a dormire ma ogni volta che socchiudeva le palpebre, un'esplosione lontana la faceva sobbalzare. Aveva paura, aveva tantissima paura. Allora cominciò a piangere ma in silenzio, come le aveva ordinato suo padre. Si sentiva debole, incapace di dominare i propri sentimenti. Piangeva anche per quel ragno, forse perfino i suoi genitori gli avevano detto di non uscire da lì e di attendere la fine delle scosse.
Non sapendo cosa fare, continuò a pensare. Le sopraggiunse alla mente un fatto assai curioso. Nonostante la sua fobia, o per meglio dire grazie ad essa, Alba non avrebbe mai ucciso il capitano della nave.
Non vi badò.
Piuttosto adesso che era da sola in balìa delle onde, capì l'importanza di un equipaggio.
Un filo di polvere le cadde sul naso. Alba starnutì forte, dimenticando che invece avrebbe dovuto trattenerlo. Il suono rimbalzò tra le pareti, urlandole di fare silenzio. La ragazzina restò immobile, spaventata. Non accadde nulla per circa dieci minuti. Tirò un sospiro di sollievo e continuò a pensare, a immaginare. Lo fece per diverso tempo. Infine cominciò a contare. Sapeva farlo solo fino a cento, così raggiunta quella quota ricominciava daccapo. Alla quinta volta capì che ormai la tempesta si era quietata. Si asciugò le lacrime e si sollevò lentamente da terra. Dalle sue ginocchia caddero due foto impolverate. Da una di esse si poteva scorgere il sorriso radioso di sua madre, mentre l'altra era ormai illeggibile.
"Non uscire senza di noi" erano state le ultime raccomandazioni di suo padre. Eppure Alba non riusciva più a resistere. Afferrò la foto ingiallita di sua madre e si avvicinò alla porta. Ne lambì la maniglia di ferro con delicatezza, sollevandosi sulle punte, e tirò verso il basso. Il legno scricchiolò in modo sinistro, una fioca luce offuscata dalla polvere s'introdusse di traverso nello scantinato.
Un fuoco bruciava poco più avanti tra le pareti distrutte e il mobilio irriconoscibile, alimentato dai dipinti del suo zio preferito. Restò a osservarlo per un attimo, la mano ancora serrata sulla maniglia. La sua casa era ormai solo un ricordo e l'unica parte ancora salva era la sua nave. Tutt'intorno regnava la desolazione, la distruzione.
Alba calò l'ancora e decise di avanzare nonostante il cuore le battesse a mille. Avanzò tra vetri rotti, mattoni distrutti, fogli di carta che si libravano nell'aria, caricatori vuoti e travi spezzate.
Quello dove si trovava ora doveva essere il giardino. Le piante che sua madre adorava erano diventate nere come il carbone. Un pezzo di altalena era finito sull'asfalto e giaceva a pochi metri dal corpo di un uomo. La ragazzina si avvicinò a esso e lo guardò con un misto di confusa paura e insana quiete. Non respirava né si muoveva. Allora sollevò la foto di sua madre e coprì alla vista il volto distorto del cadavere, sostituendolo con quello sorridente di lei.
Camminò ancora. Ogni volta che incontrava una persona morta, copriva il suo volto con l'immagine della madre. La tempesta era stata davvero forte, pensò. Tutti quei marinai annegati, tutte quelle navi distrutte. Dei corvi gracchiarono lontano, delle pareti pericolanti crollarono sollevando nubi di polvere. Alba spostava la foto di sua madre sul volto di ognuno e lo fece per un tempo indefinito, quasi come si trattasse di un gioco. Raggiunse persino il centro della città e fu in quel luogo che la fantasia non riuscì più a oscurare la cruda realtà.
Accadde che quando spostò la foto dal volto di un corpo, questo non cambiò. Era identico a quello di sua madre, aveva persino lo stesso colore dei capelli e lo stesso sorriso.
"Sono più forti di noi, vinceranno loro" Alba sollevò più e più volte la foto nella speranza di vedere quel volto mutare in un'altra persona.
Ricordò della guerra, ricordò quello che le persone più forti di lei le facevano a scuola. Ricordò il colore del sangue, il tocco della disperazione. Allora capì. Non la ragione della guerra, quella non importava. Capì che le persone dovevano essere deboli come lei, indifese, prive del desiderio della vittoria. Dovevano avere paura, abbandonare il coraggio, essere dei bambini. Nessun debole vuole prevalere, nessun debole desidera vincere. Il fine non giustifica un bel niente, decise Alba, perché il risultato cambia in base al mezzo che si usa per raggiungerlo.
Alba si voltò dal lato opposto e camminò a ritroso, operando nel medesimo modo. Questa volta però ogni faccia, contagiata forse dalla foto, le sorrideva. Sollevava la foto su una di essa e quando la riabbassava, da disperato il loro volto s'increspava in un confortante sorriso.
Raggiunto il ripostiglio, la bambina si chiuse la porta di legno dietro le spalle e riordinò il cartone caduto. Una volta completato il lavoro, lo ripose sugli altri e tirò un sospiro di sollievo. Si riaccomodò con le spalle sul muro, carezzò l'immagine di sua madre e tirò l'ancora. Adesso che la tempesta era passata poteva riprendere il suo lungo viaggio.
Infine si addormentò. Probabilmente per sempre.

Clicca QUI per vedere il cortometraggio basato su questo racconto.



- Antonio Polosa 



giovedì 20 agosto 2015

In uscita: L'isola di Eben - Il cartaceo

Salute, Esploratori!
Oggi, 20 Agosto, esce ufficialmente il cartaceo del secondo volume della saga di Gheler l'esploratore, "L'isola di Eben" su tutte le piattaforme on-line. Potete acquistarlo (ad esempio) QUI; Amazon lo spedirà non appena disponibile.
In occasione di questo evento, vi lascio un breve testo (scritto da me) sul vastissimo tema che può diventare l'esplorazione.
Buona lettura.


Esploro.
Ignoro l'immediato futuro.
Cammino a piedi nudi, sull'erba, sfioro steli vergini al calore umano.
Il vento incontra un nuovo ostacolo, si divide, mi pone domande.
Il mondo odora di pulito, di selvaggio, e adesso anche di me, di sudore, di fiato corto, di sospiri.
Cosa spinge le persone a cercare il nuovo, l'incontaminato. Forse la sorpresa, l'ignoto.
A saper tutto si perde il piacere.
Conosco già quello stelo d'erba, e quell'albero, laggiù. Conosco il cielo e le stelle, saluto tutti i giorni le nuvole; le montagne sono le più immobili. Il vento non le smuove come fa con le foglie, mutano solo i picchi, adesso innevati, adesso in tempesta; e adesso si asciugano al sole.

L'odore della carta. Le pagine ruvide, bianche, stirate.
Parole nuove, parole mai lette, mai udite. Persone mai conosciute che incastrano lettere, comunicano, si muovono insieme ai tuoi occhi. E tu le conduci, loro proseguono indomite ma solo se sei lì a guardarle, a leggerle. Un evento, un po' di felicità, qualche risata, della tristezza, un improvviso dramma. L'ignoto che si cela dietro ogni fruscio. E sfogli, sfogli e sfogli, divori, inconsapevole di ogni accaduto, di ogni pensiero.
A saper tutto si perde il piacere.
Conosco già questo libro. Conosco le sue pagine ruvide, ingiallite, piegate. Il suo odore, con quali parole inizia e con quali parole finisce. Cosa accade, quando accade, dove accade. Cosa dice, cosa pensa. Come pensa.

Un volto nuovo. Mai incontrato prima.
Una voce che non mi aveva mai parlato, dei desideri che non mi avevano mai trovato. Quando sorride, sotto i suoi occhi si formano delle rughe, rughe che non avevo mai visto, modi di dire che non avevo mai sentito. Si susseguono domande, sempre le stesse, cambiano solo le risposte. Da dove vieni. Cosa fai. A chi appartieni. E ti racconta storie nuove, storie esilaranti, storie malinconiche, storie mai vissute. Una bugia, poi la verità. Tutti dicono sia l'una che l'altra ma sempre in modo diverso.
A saper tutto si perde il piacere? Non sempre.
Lo stesso odore, lo stesso sapore, le stesse mani ma non gli stessi occhi. Quelli mutano. Cambiano. Ancora quella voce, quella risata, la sento ormai da molti anni. E vorrei sentirla ancora per molti altri. Ma vorrei sentirne anche di nuove, insieme alla sua.
Non sempre a saper tutto si perde il piacere.

Ma molto spesso sì.
Cosa cerchiamo davvero quando esploriamo. Cosa ci spinge a farlo. La curiosità che si somma alla volontà, il piacere che ne deriva, l'ambizione, un nome stampato nel tempo, nella memoria.
Prima è novità, poi è tradizione.
Prima è piacere, poi dovere.
Prima il dovere e poi il piacere.
Si può esplorare anche restando fermi, immobili, a metà tra la consapevolezza e l'ignoto.
Ignoro l'immediato futuro, e forse è questo che a volte mi spinge ad andare avanti, altre, a fare un passo indietro. Per osservare meglio la strada.
Sono privo della consapevolezza del tempo, del desiderio d'inseguir cose, di raggiungere mete.
Non mi resta altro, adesso, che esplorare.


- Alla prossima



lunedì 27 luglio 2015

L'isola di Eben - Prenotalo ora (disponibile dal 20 agosto)

Salute, esploratori!
Dopo un anno di attesa, è finalmente giunto il giorno del ritorno dei draghi, dell'esplorazione, dell'avventura. Il cartaceo de L'isola di Eben uscirà su tutti gli store online il 20 agosto, mentre per quanto riguarda le librerie, bisognerà aspettare ancora qualche mese.


Su Amazon è già possibile pre-ordinarlo.
Così da riceverlo immediatamente appena diventerà disponibile!

Nel frattempo, l'autore sta morendo di overdose da sniffamento di libri appena stampati.

Qualcuno mi rianimi
Il libro contiene un racconto inedito, il primo spin-off sulle guerre di Nuria.

sabato 25 luglio 2015

How i feel when i am without you - Comic

Salute, esploratori!
In questi giorni di noia, mi ha colto come un fulmine improvviso, un'ispirazione. Io non so disegnare, non benissimo, ma ho dovuto provarci. Quest'idea mi stava stretta, dovevo cacciarla fuori il prima possibile, e quel prima possibile è stato 3 giorni interi, mattina, pomeriggio e sera, di lavoro. Ho tipo perso la mano, gli occhi e ho esaurito due mesi di pazienza, ma il "fumetto" che a chiamarlo così è un'offesa ai fumetti, è completo.
A voi la parola finale.

(Per i meno pratici dell'Inglese, trovate la traduzione in Italiano come didascalia)

How i feel when i am without you - By Gheler

Un anno fa...

...ti ho incontrata.

Ti ho conosciuta.

Ti ho amata.

Ma nella vita l'unica cosa facile è la morte.
Un mese fa...
...ci siamo smarriti.

Ci siamo fatti del male.
Ci siamo odiati.

Ed ora... resta poco di noi

Tu mi hai portato via tutto.
Ogni singolo pezzo di ciò che ero,
creando ciò che sono adesso.
E per colpa tua, lo sarò per sempre.

Così come tu sarai per sempre mia.
Fine









Scritto e disegnato (male)
da Gheler (Antonio Polosa)
Un ringraziamento speciale va a Mad, per le traduzioni.
Lascia un commento e condividi se il fumetto ti è piaciuto.
Grazie!
Potete trovarlo anche su:
DeviantArt
Facebook

venerdì 17 luglio 2015

Il legame dei draghi: Playlist per capitoli

Salute, Esploratori!
In questi giorni di caldo e noia, ho deciso di creare per voi e per chiunque apprezzi la buona musica (e in particolare le OST: Original SoundTrack, di film, videogame e serie tv) una playlist in cui ho associato un pezzo da ascoltare in contemporanea a ogni capitolo contenuto ne Il legame dei draghi, primo volume della saga di Gheler l'esploratre (che, vi ricordo, potete trovare sia in ebook che in cartaceo) così da accompagnare la lettura e regalarvi altri "feels" con la musica, che certamente fa il suo lavoro (per l'appunto, quello di emozionare) quasi meglio di qualsiasi altra forma artistica.
24 capitoli - 24 pezzi.

Enjoy!



Vi ricordo inoltre, che il mio romanzo autopubblicato Derioma, non costa una sega, magari potete dargli una o due opportunità visto che da quando è on-line ha venduto per un numero pari a una copia al mese da quando è stato rilasciato! (2 mesi fa?) Mi fa troppa pena, abbiate misericordia di lui! Fate beneficenza, mi fate sentire uno scrittore fallito più di quanto già non lo sia! :)
Ovviamente scherzo (ma non sul fatto di essere uno scrittore fallito) naturalmente non si comprano i libri per pena (ma me ne fa comunque tanta)
E infine vi dico: alla prossima, esploratori!

mercoledì 8 luglio 2015

Coming soon: L'isola di Eben - Il cartaceo

Salute, Esploratori! Lo sentite questo caldo rovente? 
È colpa dei draghi; stanno per tornare. 

Il legame dei draghi
L'isola di Eben

       
Sono lieto di annunciarvi che probabilmente verso la fine dell'estate, uscirà in tutte le librerie (circa) e in tutti gli store on-line il secondo volume cartaceo della saga di Gheler l'esploratore, intitolato "L'isola di Eben"
Se Il legame dei draghi è un libro che fa da anteprima, da porta d'ingresso verso la consapevolezza, ne L'isola di Eben ha inizio la vera avventura, la vera storia.

Trama: (Attenzione: contiene spoiler sul primo romanzo della saga "Il legame dei draghi") 

Mentre nelle terre del sud l'impero di Nuria organizza un massiccio e definitivo attacco sul Sialden, in quelle del nord i quattro esploratori, indirettamente, si preparano a contrastare il popolo dei senza-legame.
Dopo la morte del drago Onimea, Gheler e Adne, così come anche Elden e Adeleo, si dirigono verso Vandelia, punto d'incontro di tutti i clan di mutaforma delle selve, in cerca di risposte. La notizia dell'imminente guerra costringe i quattro a dividersi nuovamente. Mentre Elden e Adeleo proveranno a convincere gli Elielan delle paludi a scendere in guerra a difesa degli Etne, Gheler e Adne marceranno nel profondo nord in cerca dell'albero di Moga e della freccia di Asvelt, per spezzare il legame di vita e di morte che gli Etne hanno verso quella risorsa tanto bramata dai Nuriani, ma liberando indirettamente una potente e misteriosa minaccia del passato.
In secondo piano, Gheler narrerà del suo passato a Adne per soddisfare finalmente le sue numerose curiosità. Chi è veramente Gheler l'esploratore? Come fa la sua seconda forma a essere quella di un drago? Perché Onimea incendiò la foresta di Bale? Chi era la persona che aveva amato e perduto? 


(Il cartaceo conterrà anche il primo dei due spin-off inediti sulle guerre di Nuria - La caduta di Agat)

- Cover by Marcello Baldari
-Damster Edizioni

Seguitemi anche sulla pagina Facebook per futuri aggiornamenti! 



giovedì 2 luglio 2015

Fa' ciò che vuoi - Racconto

Fa' ciò che vuoi è un racconto ispirato da un evento realmente accaduto e da due libri da me letti in questo periodo, due romanzi totalmente diversi tra loro; La Storia Infinita, di Michael Ende, per quanto riguarda l'evento in sé, e Il giovane Holden, di J. D. Salinger, per quanto riguarda lo stile narrativo...

Fa' ciò che vuoi

Forse qualcuno di voi conoscerà la storia infinita, di Michael Ende. Io no. Non l'avevo mai letta e non avevo nemmeno mai visto quel vecchio film pieno di pupazzi che solo a vederli scoppio a ridere. Ma c'era questa ragazzina odiosa, Lucia, che continuava a parlarmi del fantastico mondo di Fantàsia e di quanto desiderasse un fortuna drago. Non la smetteva più. Mi seguiva ovunque andassi, in cucina, in soggiorno, nella mia camera; l'unico luogo in cui potevo rifugiarmi senza che questa mi narrasse di Atreiu e di Fùcur, era nel bagno. Questa tale, Lucia, era la figlia di un mio vicino di casa. Suo padre aveva da poco avuto un attacco di cuore e adesso lo stavano trattenendo in ospedale, e sua madre, che passava tutto il tempo tra il lavoro e il policlinico, aveva chiesto cortesemente alla mia famiglia di badare a lei. Vi giuro che in tutta la vostra vita una più odiosa di questa ragazzina voi non la trovate. Non la smetteva mai di parlare e non solo di quanto desiderasse quel dannato drago della fortuna ma anche di altre cazzate che capivo a stento. E la sua voce, poi, la sua dannata voce acuta, squillante. Quando riuscivo a darmi tregua passando almeno quella mezz'ora buona in bagno, lei si metteva a cantare. Ci separavano almeno cinque metri e due porte chiuse, ma la sua voce da gallina riusciva comunque a friggermi il cervello. Il guaio più grande era che durante quel fine settimana ero a casa da solo. I miei avevano ricevuto un invito, una cena di lavoro o qualcosa del genere a cui non potevano mancare, quindi mi toccava badare a quella bambina odiosa da solo. Dovevo farle da mangiare, chiederle se doveva andare in bagno (perché altrimenti quella mica ci andava) diceva di sentirsi troppo a disagio per andarci. Sua madre mi aveva messo in guardia al riguardo. La ragazzina si dimenticava di andarci, al bagno, e certe volte finiva che se la faceva addosso. Poi scoppiava a piangere e non si muoveva finché TU non le avevi tolto via i vestiti umidi, perché a lei faceva schifo la sua urina. Ma ve lo immaginate? Manco avesse due anni. Ne ha sette o giù di lì. E non fa altro che parlare di questo fantastico luogo, Fantàsia. 

“Immagina di poter desiderare qualsiasi cosa, e poi immagina che questa si avveri!” mi dice tutta piena di sé. “Capisci cosa intendo? Per entrare in Fantàsia basta leggere la storia infinita e dare un nuovo nome all'infanta imperatrice. Io la chiamerei Alba, sì. Trovo sia un bellissimo nome per un'imperatrice bambina. Oh, quanto vorrei essere io Fiordiluna” 
“Sì, sì, davvero divertente” le rispondo io. Chi la capiva era un genio. 
“Sai, credo che si possa davvero entrare in Fantàsia. Cioè, basta solo un po' d'immaginazione, se lo desideri, potresti aprire un varco nella parete ed entrarci per davvero. A te non piacerebbe vivere in un luogo dove tutti i tuoi desideri si avverano?” 
“No” le rispondo io, e la sua reazione mi fa ridere tutte le volte. S'infuria, sul serio. Va su tutte le furie ma non nel senso che si arrabbia, è tipo che parte di testa e comincia a parlare a raffica, elencando tutta una serie di perché e di come e così via. E ciò che più detesto di lei quando parte di testa, è che non la smette più di dire parole come: “Cioè, Céh, insomma...” da prenderla a sberle, vi giuro. L'unico motivo per il quale non lo faccio è il padre. Non nel senso che mi avrebbe poi dato lui due sberle ma di quelle che ti fanno girare almeno dieci volte; al contrario. Suo padre è un uomo grasso tanto quanto buono ma non gli perdono proprio il fatto di non averle mai dato sul serio uno o due ceffoni, a quella lì. Perché se li merita proprio. Basta che apre bocca e nel giro di due parole hai già il mal di testa. 
È sabato sera, quella deve dormire da me, nel letto dei miei ma poiché non sono ancora assonnato, lei, pur sbadigliando, vuole restare sveglia e guardare la tv in mia compagnia. Sto facendo zapping tra i vari canali quando, capitando per caso su un cartone animano, quella lancia un urlo talmente acuto che per poco non volo giù dal divano. “Lascia lascia lascia lascia, ti prego ti prego ti prego!” allora torno indietro di un canale e quando vedo degli unicorni colorati parlare e ridere, non ce la faccio proprio più. Non so quali forze mi trattengono dal fuggire via e lasciarla lì da sola. Me ne sarei andato lontano e sarei tornato più tardi per vederla piangere lì sul divano perché si era fatta la pipì addosso. 
Un'ora dopo chiama sua madre. Parla prima con me, scusandosi mille volte e ringraziandomi altre duemila. Poi parla con quella, sua figlia, e le ricorda infine di andare in bagno. E quando va in bagno ne approfitto per staccare la tv e far finta che si è rotta, che qualcosa non funzionasse più. Allora la accompagno nella camera dei miei, le tiro via le coperte e le dico di andare in bagno ancora un'ultima volta. Quella ci mette tipo due ore. Quando torna, inizia nuovamente a raccontare di Fucùr e di Bastiano, dice che se le persone smettono di avere fantasia il nulla divorerà Fantàsia e forse anche il nostro stesso mondo. Le dico che ha ragione solo perché così magari la smette, ma quella continua fino a farmi salire la nausea. Ha le super batterie, dico io. Gli occhi mi fanno male, sento la stanchezza nelle ossa e quella invece sembra si sia appena svegliata. Dio quanto la odio. 
Riesco a liberarmene dicendole che ho davvero sonno e che l'indomani devo studiare. Sono quasi le undici quando finalmente le mie orecchie smettono di udire quella sua dannatissima voce acuta. 
E indovinate cosa mi sveglia di colpo il giorno dopo? Lei che canta. Sta sempre a cantare quando è da sola. Ci separano almeno dieci metri ma quella voce sembra infischiarsene dei muri e delle porte. 
Preparo la colazione, sua madre chiama di nuovo verso le nove. “Va in bagno” le dice tutte le volte prima di riattaccare. Mentre mangia latte e cereali attacca nuovamente con quella storia di Fantàsia e tutto il resto; non ne posso veramente più. Però legge tanto per la sua età. Si è portata dei libri da leggere ma il guaio è che lo fa solo ad alta voce. Avevo pensato di usare le mie vecchie cuffie e di ascoltare della musica mentre lo faceva, ma le mie vecchie cuffie erano belle che andate. 
Accade che, circa verso le dieci e mezza, mi arriva un messaggio da un amico di facoltà. Mi dice che deve andare fuori città a prendere la ragazza, che oggi fa ventidue anni e che le vuole fare una sorpresa ma prima vuole passare a comprarle qualcosa di carino. Allora le dico di Lucia e di tutta la situazione ma lui insiste. Mi chiama al cellulare. “Porta anche lei” mi dice. “Saprà meglio di noi cosa può piacere a una ragazza. Andiamo, fammi compagnia” 
“D'accordo” gli dico. Mi viene da ridere. Non gli ho detto che tipa è quella ragazzina. Sa solo che è una bambina, probabilmente l'avrà anche già incontrata un paio di volte. E la cosa divertente è che Davide l'avrebbe odiata quanto me. Fateci caso; l'odio è molto meno spiacevole se riesci a condividerlo con qualcuno, anzi, in quel caso diventa quasi piacevole. 
Comunque Davide arriva con la sua auto, un'alfa romeo vecchia cent'anni, tipo, e suona diverse volte il clacson. “Dove andiamo?” comincia quella, “usciamo? Andiamo fuori città?” mi riempie la testa di mille domande. 
“Torniamo presto” la rassicuro. “Vai in bagno, prima” e quella ci mette altre dieci ore minimo. Quando entriamo in macchina, Davide è rosso di rabbia. 
“Quanto cavolo ci metti? Dio, è tardissimo” 
“Tardissimo per cosa? Sono ancora le undici” 
“Ho chiamato la tipa del negozio, Carla, le ho detto che eravamo lì per le undici” dice. 
“Sono sicuro che non ci chiuderà le porte in faccia se ritardiamo di qualche minuto”
“Lo sai che mi piace essere puntuale quando dico un orario” non c'è persona più impaziente di Davide, ve lo giuro. Vi rinfaccia a vita ogni ritardo che fate con lui, lo fa, dico sul serio. 
“Io davanti, io davanti, io davanti, ti prego ti prego ti prego!” comincia a urlare quella. 
“Non puoi, sei troppo piccola” le dico io. 
“Andiamo, sono solo quindici chilometri. Falla sedere davanti” allora faccio un lungo, lunghissimo sospiro e annuisco mio malgrado. Davide le allaccia la cintura e parte di corsa. 
“Va piano” gli dico io. 
“Siamo in ritardo e per colpa tua” mi rinfaccia lui. 
“Hai mai letto la storia infinita?” inizia Lucia. Davide gira appena gli occhi, fa finta di aver udito ma quello quando guida è già tanto se ti risponde. “Parla di un regno magico chiamato Fantàsia e governato da un'imperatrice bambina. Il suo regno sta morendo, divorato dal nulla, ma solo un figlio dell'uomo può darle un nome e...” quella si mette a parlare per tutti i primi dieci chilometri. È davvero difficile mettere a disagio Davide, soprattutto quando guida ma quella ha il potere di farti diventare scemo. “La fantasia salva il mondo e le persone anche qui, sulla terra” dice. “Trovo che tutti dovrebbero dedicare un po' del proprio tempo a immaginare qualcosa di diverso. Può salvarti, davvero, dovresti provare” Davide le fa sì con la testa ma è palese che si sente a disagio. Gli sudano le mani. Non riesce proprio a farle due cose insieme. Ascoltare e guidare, intendo, e il modo in cui comincia a sudare mi fa piegare in due dalle risate. È pure inizio primavera, fuori c'è il sole ma l'aria è gelida. Ve lo immaginate uno che suda mentre guida perché non riesce a girare lo sterzo e ad ascoltare contemporaneamente? Mettete che quel qualcuno che deve ascoltare è proprio quell'odiosa bambina. Mi stavo ammazzando dalle risate. 
“Siamo arrivati?” domanda infine quella. 
“Manca poco” le dico io. “La prossima uscita dopo la curva è la nostra” 
“Davvero?” fa lei. 
“Davvero” risponde Davide, tutto sudato. Stava correndo, quel deficiente; odiava fare ritardo. 
“Rallenta un po', ti pare?” gli dico io. 
“Eh? Cosa?” fa lui. 
“Vorrei una collana” disse quella. “La chiamerei AURYN. Oh, potessi averlo davvero, lo splendore, l'insegna dell'infanta imperatrice. Fa' ciò che vuoi! C'è scritto sul retro, perché in Fantàsia puoi fare ciò che vuoi se la porti al collo. Ah, quante cose cambierei!” 
“Rallenta, idiota. Rallenta!” gli urlo io ma quello si accorge troppo tardi della curva. Inchioda, parto in avanti contro il sedile, poi la macchina fa un testacoda pazzesco, mi sbatte contro i finestrini e si schianta contro il guard rail; Lucia grida in un modo folle. Questo si sfonda e finiamo giù dal ponte. Mi sento sollevare dal sedile. Mi manca il fiato e sento una paura terribile. Riesco a pensare solo alla morte. Mi porto la mano davanti alla faccia, chiudo gli occhi ma non accade un bel niente. L'urlo di Lucia si tramuta in una risata divertita. Riapro gli occhi; siamo in una dannata galleria. 
“Ci siamo!” urla quella. “Stiamo andando in Fantàsia, è proprio questa la via!” 
Il cuore mi batte a mille. Davide si gira a guardarmi e sorride. “Allora avevi ragione!” le dice. 
Lucia non sta più nella pelle. Respiro in un modo che non vi dico, poi mi calmo. Scuoto la testa e mi convinco di aver avuto un'allucinazione. 
“Fucùr, stiamo arrivando!” urla quella. La galleria prosegue per un paio di minuti, poi si apre davanti a noi un posto magnifico. C'è verde ovunque, la strada si rimpicciolisce fino a scomparire. Davide parcheggia l'auto tra un albero e un fiume, Lucia apre lo sportello e inizia a correre, ridendo come una pazza. Aveva ragione, vi dico. Quella aveva proprio ragione su Fantàsia e tutto il resto. Poco distante si vede una grande struttura, una sorta di castello, e il cielo è azzurro, soleggiato. L'aria è calda, piacevole. Quando Lucia ci prende per mano e ci fa attraversare i boschi e poi i giardini, mi sento di nuovo un bambino. Sono felice. “Qui possiamo fare quello che ci pare” dice lei. “Desiderate qualcosa, qualsiasi cosa!” 
“Un pallone!” inizia Davide, e quello si materializza proprio ai suoi piedi. Si mette a ridere e gli tira un calcio. Rido anch'io. Corro sulla palla, la fermo, ci faccio due palleggi e la tiro lontano, maledettamente lontano, tipo che non la vediamo più. 
“Wow!” esclama Lucia. Io rido con lei. Comincio a credere che non sia poi tanto male, quella bambina. È divertente, almeno, e poi non mentiva quando parlava di Fantàsia e tutto il resto. Mi sento improvvisamente uno stupido a non averle creduto fin da subito. 
Lì ci passiamo delle ore. Ma che dico, lì ci passiamo dei giorni, dei mesi; non saprei proprio definirlo con certezza. Passiamo un tempo indefinito in Fantàsia e questo posto inizia a piacermi da matti. Giochiamo come dei bambini di sette anni, ora a palla, ora a inseguirci, ora ci tuffiamo nel fiume. Ci dimentichiamo proprio di visitare il castello, tant'è divertente star lì a inventare cose da fare. Mi dispiace da morire per tutte le cose che ho pensato di lei, di Lucia. Persino la sua voce acuta comincia a piacermi. Sono arrivato persino ad abbracciarla, una volta. Quindi continuiamo a giocare, a ridere e a scherzare per tutto il tempo. Poi Lucia si ferma un attimo. Tiro la palla ma questa non si muove per prenderla. Mi piego in due; sono stanco morto. Mi giro indietro in cerca di Davide ma non lo trovo. Penso che forse è andato a recuperare il pallone. Allora alzo il busto e cammino verso Lucia. 
“Che ti prende?” le chiedo. Quando mi avvicino, noto che ha una faccia strana. Ha le labbra piegate in giù e gli occhi socchiusi. “Ehi” le dico ancora, “che hai lì sulla faccia?” allora dagli occhi le scende qualcosa. Sembra una lacrima ma è rossa, è densa; è sangue. Lucia spalanca la bocca e lancia un urlo disumano che mi spaventa a morte. Urla, un urlo di disperazione e dolore. Inizio a sentire come l'odore del fumo. Mi ritrovo steso, schiacciato dalle lamiere e davanti a me c'è lei, c'è la ragazzina. Sta urlando e piangendo insieme. Ha il volto distrutto, senza più il naso e le mancano tutti i denti. C'è sangue ovunque. Il suo lamento; non lo dimenticherò mai più in tutta la mia vita. 
Finisce che mi sveglio con il cuore a mille, il corpo sudato e una o due lacrime agli occhi. Non ho mai fatto un incubo peggiore; e di incubi ne faccio parecchi. La odiavo, quella dannata ragazzina, e quel dannato incubo mi ha insegnato che per quanto tu possa odiare qualcuno, vederlo morente sarà comunque il giorno peggiore della tua vita. E la cosa che mi fa impazzire è che ogni volta che leggo qualcosa che mi piace, va a finire che ci faccio un incubo sopra. La storia infinita è un libro magnifico, ve lo giuro, un libro che ho amato da bambino e che ho amato ancora di più adesso, dopo che l'ho riletto. Ma proprio non sopporto fare incubi sui libri che mi piacciono. 
C'è chi la notte non dorme perché ha visto o letto un racconto dell'orrore; e io la notte mi sveglio di colpo perché faccio incubi sulle favole.



...Se Ende ha completamente plagiato l'incubo con il suo romanzo, quella verso lo stile narrativo di Salinger è stata una scelta personale. Così come lui è riuscito a trasformare il suo romanzo in un compagno che ti narra di sé, io ho cercato di fare lo stesso, parlandovi con tutta la spontaneità di cui sono stato capace. Il "sogno" racchiude in sé molti dei miei incubi peggiori: l'incidente stradale, la perdita di coscienza della realtà causata da un evento troppo spiacevole e la brutalità con la quale tale evento emerge poi in superficie. Ma come dice sempre Michael Ende ne la storia infinita, questa è un'altra storia e si dovrà raccontare in un altro momento.
Alla prossima.